Gravi lacune nel riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata: la Commissione regionale antimafia propone una legge. L’intervento di Claudio Fava.
La Commissione regionale antimafia, presieduta da Claudio Fava, è pronta a sfornare una nuova legge. E auspica che entro il 2021 sia approvata dall’Assemblea. Lo stesso Fava spiega e premette: “La più grande agenzia immobiliare del mondo è italiana, ma è molto carente di risorse umane”. E il presidente dell’Antimafia si riferisce all’Agenzia nazionale per i beni confiscati, che ha la responsabilità di oltre 19mila tra immobili, aziende e terreni sequestrati alle mafie. Più di un terzo è in Sicilia, dove sono 7.200 i beni non ancora riassegnati per usi sociali. E Fava aggiunge: “L’Agenzia nazionale è nata per gestire l’immenso patrimonio di immobili, terreni e soprattutto aziende sottratte alla criminalità organizzata grazie alla legge Rognoni- La Torre del 1982. E non riesce con il suo operato ad andare oltre al momento repressivo, ovvero la restituzione del bene alla collettività. Oggi l’Agenzia è sotto organico del 60 per cento, ed è trattata non come una risorsa ma come un centro di sottogoverno qualunque. Ecco perché occorrono investimenti e competenze, non solo nell’Agenzia ma anche negli Enti locali. E serve che la Regione si ponga come asse di collegamento tra l’Agenzia nazionale e gli Enti locali, i Comuni, perché questo è il suo compito. Per tentare di garantire ciò è pronta per essere votata la nostra legge, condivisa da tutti i gruppi politici. Abbiamo già sollecitato il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Miccichè, e il voto dovrebbe arrivare in autunno”. E poi Claudio Fava, più nel dettaglio, si sofferma sui contenuti della proposta di legge, e afferma: “L’idea di fondo è quella di vedere i beni confiscati come una risorsa. Tra i punti fondamentali, la legge istituisce, presso la Presidenza della Regione, l’Ufficio speciale regionale per la valorizzazione dei beni confiscati, come struttura centrale di supporto alle Amministrazioni locali e all’Agenzia nazionale. Accanto all’Ufficio speciale vi sarà un Osservatorio regionale sull’utilizzo dei beni costituito come raccordo tra l’azione amministrativa e quella della società civile. Inoltre si procederà ad una mappatura dei beni, che è uno dei compiti finora non assolti per mancanza di risorse da parte dell’Agenzia nazionale. E al fine di rafforzare le scarse risorse dei Comuni, dove nell’ambito delle confische lavorano uno o massimo due tra impiegati e funzionari, la nostra proposta di legge introduce, oltre a nuovi percorsi formativi specifici, anche un Fondo di 10 milioni di euro, che sosterranno le Amministrazioni locali a individuare beni e modalità per l’accesso, la gestione e l’utilizzo, da sottoporre poi ad un apposito decreto del presidente della Regione, da emanarsi su proposta dell’Assessore regionale per l’Economia, previo parere della Commissione regionale antimafia”.