Giovanni Brusca, il “mancato ravvedimento” e le scuse ai familiari delle vittime e allo Stato. L’intervista ad una tv francese rilanciata da due quotidiani nazionali.
Meno di due anni addietro Giovanni Brusca, detenuto in carcere per scontare una condanna a 25 anni di reclusione adesso scontata, invocò la concessione degli arresti domiciliari ma, prima il Tribunale di Sorveglianza di Roma il 12 marzo del 2019, e poi la Cassazione il 19 ottobre del 2019, risposero no, “perché – scrisse la Cassazione nelle motivazioni – la gravità dei reati commessi da Brusca, e la caratura criminale che lo stesso ha dimostrato nella sua vita di possedere, portano a considerare non ancora acquisita la prova certa e definitiva del suo ravvedimento”. Ebbene, il “Corriere della Sera” e “La Stampa” hanno appena pubblicato in video e rilanciato un’intervista di una tv francese a Giovanni Brusca risalente al 2016. Ed a proposito del suo mancato ravvedimento, rilevato dalla Cassazione, l’ex boss e poi collaboratore della Giustizia, travisato con un cappuccio nero e occhiali scuri, ha affermato: “Ho riflettuto e ho deciso di rilasciare questa intervista: non so dove mi porta, cosa succederà, spero solo di essere capito. Ho deciso di farlo per fare i conti con me stesso, perché è arrivato il momento di metterci la faccia, anche se non posso per motivi di sicurezza, ma è nello spirito e nell’anima che è nata l’intenzione di farlo… Di poter chiedere scusa, perdono, a tutti i familiari delle vittime, a cui ho creato tanto dolore e tanto dispiacere. Ho cercato, in questi anni da collaboratore di Giustizia, di dare il mio contributo, il più possibile, e dare un minimo di spiegazione ai tanti che cercano verità e giustizia… E chiedo scusa principalmente a mio figlio e a mia moglie, che per causa mia hanno sofferto e stanno pagando anche indirettamente quelle che sono state le mie scelte di vita: prima da mafioso, poi da collaboratore di giustizia, perché purtroppo nel nostro Paese chi collabora con la giustizia viene sempre denigrato, viene sempre disprezzato, quando invece credo che sia una scelta di vita importantissima, morale, giudiziaria ma soprattutto umana. Perché consente di mettere fine a Cosa nostra, che io chiamo una catena di morte, una fabbrica di morte, né più né meno. Un’agonia continua”… In altre occasioni Giovanni Brusca ha rivolto le scuse ai familiari delle vittime e allo Stato. L’ultima volta è avvenuto nel febbraio del 2019, al processo sul depistaggio delle indagini dopo la strage di Via D’Amelio.