“Per la prima volta la Chiesa eleva agli onori degli altari un magistrato. Ad essere beatificato è il “giudice ragazzino”, Rosario Livatino, ai cui funerali il collega Giovanni Falcone pianse. E’ un onore per tutta la provincia agrigentina avere avuto un figlio così devoto al dovere, non piegandosi alla criminalità organizzata, ha pagato con la vita e, probabilmente, in cuor suo lo sapeva. Domani, è un giorno importante, uno di quei giorni che rimarranno indelebili nella mente di tutti noi”.
Lo dichiara il segretario generale della Uil agrigentina, Gero Acquisto.
“Ricordo – continua Acquisto – che dopo l’omicidio di Rosario Livatino, gli investigatori impiegarono mesi per decodificare l’acronimo “S.T.D.”, riportato su appunti, documenti e quaderni del magistrato e inizialmente scambiato per un codice segreto. Alla fine si scoprì che si trattava di un constante affidamento che Livatino faceva a Dio: le tre lettere stavano per “Sub Tutela Dei” (sotto la protezione del Signore”), principio ispiratore della sua vita e segno di una spiritualità profonda. Comprese, soprattutto, che la mafia è forte quando la politica è debole, quando la democrazia è debole. Quando i cittadini sono meno cittadini e sono più clienti o sudditi, è allora che la sovranità mafiosa fa sentire la sua violenza. Per chi rappresenta le istituzioni libere e sovrane del nostro Paese, guardare alla sua vita ed ispirarsi all’esempio di questo magistrato è un esercizio doveroso e utile. Oggi le idee di Rosario Livatino vivono nella coscienza civile e nel lavoro di tante donne ed uomini che, grazie anche alla sua testimonianza, scelgono quotidianamente di opporsi alla prepotenza, alla sopraffazione, alla violenza della criminalità”.