L’ex presidente dell’Irsap, Alfonso Cicero, ha proseguito la deposizione al processo ordinario sul cosiddetto “Sistema Montante”. I dettagli.
L’ex presidente dell’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, Alfonso Cicero, parte offesa e parte civile al processo, a carico di 17 imputati, sul cosiddetto “Sistema Montante”, ha proseguito, ed è la seconda volta, la sua deposizione al giudizio ordinario in corso innanzi al Tribunale di Caltanissetta, rispondendo alle domande del pubblico ministero, Maurizio Bonaccorso. Cicero, testimone chiave dell’inchiesta, tra l’altro ha dichiarato: “Io e Marco Venturi, ex assessore regionale all’Industria del governo Crocetta, avevamo paura che Antonello Montante potesse intercettarci. Alcuni fatti ci fecero capire che era disposto a tutto, anche a farci pedinare. Tra aprile e luglio del 2015, ad esempio, Montante mi aveva fatto vedere un tabulato di mie chiamate e mi fece capire che aveva registrato tutto. Tra le varie minacce, mi disse che aveva saputo che Venturi era andato a cena con un suo amico, e che era in possesso di un video e di un dossier con immagini imbarazzanti che riguardavano il magistrato e assessore nel governo Crocetta, Nicolò Marino. Questi fatti ci portarono ad avere paura. E così, quando io e Venturi parlavamo, tenevamo i telefoni lontani, accorgimenti che mettemmo in atto anche quando ci incontravamo con il giornalista Attilio Bolzoni. Noi temevamo addirittura per la nostra vita”. E poi, in riferimento all’ex assessore alle Attività produttive del governo Crocetta, Linda Vancheri, Alfonso Cicero, rispondendo alle domande del suo difensore, l’avvocato Annalisa Petitto, ha raccontato: “Uscì un articolo riguardante indagini a carico di Antonello Montante per concorso esterno in associazione mafiosa. Da quel momento Linda Vancheri, che fino ad allora mi aveva schivato, cominciò a volere incontrarmi, sfogarsi, farmi delle confidenze. Era spaventatissima proprio per questa indagine. E aveva paura che il fratello di Montante, Gioacchino, si potesse rivoltare contro lo stesso Antonello Montante. Perché mi diceva che era detentore di segreti. Gioacchino era molto vicino al pentito di Serradifalco, Dario Di Francesco. Altra paura che aveva Linda Vancheri era che Giovanni Crescente, ex presidente di ConfIndustria, potesse rivoltarsi contro Montante soprattutto per delle vicende di ConfIndustria del 2005. Mi confidò che lei non dormiva la notte, era molto spaventata, aveva paura di deludere la famiglia per cose che potevano venire fuori da questa inchiesta. Mi raccontava anche del fatto che Montante negli ultimi anni non aveva un modo di comportarsi sobrio e manifestava manie di onnipotenza”. Poi Cicero ha aggiunto: “Fino a quel momento avevo sempre ricevuto telefonate ordinarie da Montante, ma dall’apertura dell’inchiesta cominciò a contattarmi con la procedura in anonimo”. E poi, alla domanda in riferimento al presunto raccapricciante video su Crocetta, Alfonso Cicero ha risposto: “L’imprenditore agrigentino Giuseppe Catanzaro, qualche mese prima di questa indagine per concorso esterno alla mafia a carico di Antonello Montante, mi confidò che lo stesso Montante era riuscito a bloccare la diffusione di un video girato a Tunisi contenente immagini scabrose che riguardavano Rosario Crocetta. Lo stesso episodio me lo raccontò anche Linda Vancheri. Lei però lo fece dopo la notizia dell’indagine a carico di Montante”.