Gli imprenditori edili siciliani, tramite l’Ance, scrivono a Musumeci e ad Armao: “Rivendichiamo i pagamenti per lavori già eseguiti, e per i quali abbiamo anticipato le spese”.
In Sicilia la Regione non paga, o ritarda, e di tanto, a pagare. E le imprese edili sono con l’acqua alla gola. Gli intoppi che hanno caratterizzato l’approvazione della Finanziaria regionale e del Bilancio di previsione, entrati in vigore solo lo scorso 21 aprile, hanno provocato un grave rallentamento delle procedure e, talvolta, anche il blocco dei pagamenti delle fatture ai fornitori, comprese le imprese edili che hanno già eseguito lavori anticipando le spese e che, nell’attuale condizione di stallo economico legato all’emergenza sanitaria, hanno subito un aggravarsi della crisi di liquidità. Si tratta dunque di un’ulteriore fonte di incasso che manca all’appello, in aggiunta ai mancati pagamenti da parte dei Comuni siciliani che hanno, a loro volta, ricevuto col contagocce i trasferimenti finanziari da Stato e Regione. A fronte di tutto ciò, ecco perché l’Ance, l’Associazione dei Costruttori edili di Sicilia, ha inviato una nota urgente al presidente della Regione, Nello Musumeci, ed all’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. Gli imprenditori edili dell’Isola lanciano un appello affinchè intervengano le opportune disposizioni a tutti gli uffici regionali competenti, mobilitandoli anche con il rientro di personale dallo smart working, per sbloccare tutti i pagamenti sospesi da mesi e per recuperare il tempo perduto. Il presidente dell’Ance Sicilia, Santo Cutrone, scrive: “Vi chiedo di accelerare le procedure di pagamento per non sommare ulteriori sofferenze al comparto dell’edilizia, oltre a quelle già inflitte dall’attuale emergenza pandemica. Auspichiamo che in Sicilia si possano riportare i tempi di pagamento alle imprese nei 30 giorni standard previsti dalle norme europee e nazionali”. Infatti, in riferimento al termine dei 30 giorni entro cui provvedere al pagamento dei servizi ai fornitori, già ConfArtigianato Sicilia, tramite il suo Osservatorio economico, ha appena pubblicato un report da cui emergono gravi ritardi nei pagamenti da parte dei Comuni. Infatti, il 46,3% dei Comuni siciliani paga le fatture ai fornitori oltre i 60 giorni dall’emissione, in barba al limite di 30 giorni imposto dalla direttiva europea entrata in vigore il primo gennaio del 2013. La maglia nera ricorre per le province di Enna, Agrigento e Messina. E la Sicilia, in classifica nazionale, si posiziona al penultimo posto. Infatti, solo poco più di un Comune pagante su 10, l’11,3%, è virtuoso e salda le fatture entro 30 giorni: si tratta di 44 Comuni, che concentrano un quinto, il 20,6%, dell’importo pagato, 275 milioni di euro. Complessivamente in Sicilia sono al di fuori dei limiti di legge l’88,7% dei Comuni, quindi 345, con una quota del 79,4% sull’importo pagato, ovvero 1 miliardo e 100 milioni di euro. In media, nei primi tre trimestri del 2020, a fronte di un importo totale di 2 miliardi di euro di fatture ricevute, i Comuni della Sicilia hanno pagato 1 miliardo e 300 milioni di euro, il 65,8% del totale delle fatture ricevute. E ciò mediamente in 47 giorni, a fronte di una media nazionale di 36 giorni. E l’Isola è pertanto la quinta regione nella classifica nazionale per più ampio tempo medio dei pagamenti dei Comuni. In media dunque i Comuni delle nove province pagano tutti oltre il limite di legge dei 30 giorni.