Il primo aprile chiude a Lentini la più capiente discarica in Sicilia. La Regione a lavoro per delle soluzioni tampone a contenimento della crisi.
Domani, giovedì primo aprile, stop alla discarica di Lentini, la più capiente nell’isola, la pattumiera di 150 Comuni siciliani. In Sicilia le altre discariche sono sature, la regione è priva di nuovi impianti e, soprattutto, almeno di un termovalorizzatore, capace di bruciare il residuo secco, limitando, e di tanto, il conferimento in discarica. L’imminente crisi legata al semaforo rosso a Lentini preoccupa i dirigenti dell’assessorato regionale ai Servizi primari, che hanno appena redatto e firmato un documento inviato al presidente della Regione, Musumeci, ed alle 18 Srr, le società di regolamentazione rifiuti che hanno sostituito i 27 ex Ato rifiuti. I dirigenti hanno indicato le criticità del sistema ed al tempo stesso hanno proposto delle soluzioni tampone. Più nel dettaglio, i dirigenti Calogero Foti, già capo della Protezione civile siciliana, e Rosalba Consiglio, scrivono: “La situazione degli impianti pubblici e privati in esercizio in Sicilia, siano essi discariche che impianti di compostaggio, allo stato, per vari motivi legati anche a interruzioni, sequestri, mala gestione, incendi e altro, è insufficiente al fabbisogno regionale, tanto è che molti Comuni siciliani sono stati costretti a trasferire la frazione organica proveniente dalla raccolta differenziata fuori regione, con costi elevati, anche a causa di affidamenti effettuati tramite intermediari”. Poi i dirigenti rammentano: “Già con diverse ordinanze emesse dal presidente della Regione è stato prospettato il trasferimento fuori Regione di un quantitativo almeno del 30% del rifiuto prodotto, con il chiaro intento di promuovere la raccolta differenziata per ridurre il sovraccarico sugli impianti di trattamento e di discarica”. E poi aggiungono: “I trasferimenti fuori Regione erano stati bloccati richiedendo, in alternativa, a tutti i Comuni che non raggiungevano il 30% di raccolta differenziata, e tra questi le tre province di Palermo, Catania e Messina, un crono-programma con cui arrivare alla percentuale minima di raccolta differenziata richiesta, ovvero il 30%”. Poi, in riferimento alle proposte per superare o quanto meno contenere la crisi imminente, gli stessi dirigenti, tra impianti o rifiuti all’estero, prospettano: “Individuare i siti idonei nelle more della definizione della dotazione, a regime, dell’impiantistica regionale. Ed in alternativa alla mancata individuazione di impianti idonei nel territorio regionale, avviare le procedure atte all’individuazione di uno o più operatori economici che provvedano ad inviare i rifiuti fuori dalla Regione per il loro smaltimento o recupero”.