Si profila un futuro arancione della Sicilia almeno fino alla scadenza del 3 dicembre. L’intervento del presidente della Regione, Nello Musumeci.
Ieri la conferenza Stato – Regioni, e oggi la riunione della cabina di regia, ovvero l’organo che assegna il colore alle regioni secondo i famigerati 21 parametri, tra cui l’indice Rt sulla trasmissibilità del contagio, la disponibilità dei posti letto in terapia intensiva e il tracciamento dei casi. Per la Sicilia si profila un futuro ancora arancione, come soluzione ponte fino al prossimo 3 dicembre, quando è atteso il nuovo Dpcm, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri. A fronte di ciò interviene il presidente della Regione, Nello Musumeci, che afferma: “Il colore della Sicilia non è un tema che mi appassiona. Tanto più che i dati sui contagi mutano con estrema facilità. Gli scienziati sostengono che ci possa essere un ritorno virulento del virus nel mese di gennaio, dopo il calo di tensione che inevitabilmente nelle famiglie si registrerà durante il periodo natalizio. Bisogna sempre tenere alta l’attenzione ed essere pronti a non farsi cogliere impreparati”. Poi in riferimento alle accuse di inadeguatezza e di inefficienza verso l’emergenza, che hanno determinato la mozione di censura all’assessore Ruggero Razza, Musumeci replica: “Il sistema è sotto controllo e non lo abbiamo mai perso di vista, neppure per un giorno. I controlli li abbiamo chiesti e invocati, e speriamo continuino anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Serve trasparenza e serve un controllo costante: la collaborazione tra Regione e Stato si fonda anche su queste esigenze. Anche perché in Sicilia abbiamo sufficienti posti letto per i ricoverati Covid e per le terapie intensive per potere affrontare ogni evenienza. E’ chiaro che il numero dei posti letto non è infinito, come non è infinito il numero dei medici. In tutta Italia mancano oltre 3mila anestesisti e rianimatori e il fenomeno si presenta anche in Sicilia. Per fare un medico ci vogliono 9 anni, per fare un posto letto ci vogliono 48 ore”. Poi, a proposito delle scuole superiori chiuse e dell’obbligo aperte, Nello Musumeci spiega: “L’apertura o la chiusura risponde al dato epidemiologico. Non è possibile stabilire una regola fissa per tutto il territorio nazionale. Noi abbiamo evitato di chiudere le medie, le elementari e le materne anche per i disagi di carattere sociale che questa misura potrebbe determinare ma dipende da come si evolverà la crisi epidemica. Se dovesse essere necessario, e il Comitato tecnico-scientifico dovesse suggerirci la necessità di chiudere, lo faremo, ma ho sempre detto che la scuola è l’ultimo spazio che vorrei chiudere”.