Depositate le motivazioni del Tribunale del Riesame che, nelle scorse settimane, ha accolto il ricorso della Procura di Palermo disponendo gli arresti domiciliari nei confronti del deputato regionale agrigentino Carmelo Pullara, indagato per turbativa d’asta nell’ambito della maxi inchiesta “Sorella Sanità” che sta facendo luce su intrecci tra politica e mondo sanitario in Sicilia.
L’onorevole originario di Licata, vice presidente della Commissione salute e servizi sociali e sanitari dell’Ars e componente della commissione Antimafia regionale, è accusato di aver chiesto favori per una gara pubblica nei confronti della Manutencoop in cambio di un aiuto a Damiani, manager dell’Asp di Trapani, per la nomina di direttore generale. L’accordo però non andò in porto e l’azienda non si aggiudicò la gara. Per questo il gip del Tribunale di Palermo aveva rigettato la richiesta di arresto già nel maggio scorso. Di parere contrario, invece, il Tribunale del Riesame che ha accolto il ricorso della Procura disponendo invece gli arresti domiciliari per il deputato agrigentino. L’ultima parola spetta però alla Cassazione a cui Pullara si è rivolto.
“La giurisprudenza ha stabilito – scrivono i giudici del Tribunale della Libertà – che il reato di turbativa libertà degli incanti è reato di pericolo che si configura non solo nel caso di danno effettivo, ma anche nel caso di danno immediato e potenziale, non occorrendo l’effettivo conseguimento del risultato perseguito dagli autori […] è sufficiente che la collusione o il mezzo fraudolento siano idonei ed univocamente diretti ad alterare il confronto e le offerte e le altre regole della competizione, come accaduto nel caso di specie ricorre inoltre l’elemento psicologico richiesto per l’integrazione della fattispecie in esame, ossia la coscienza e la volontà di turbare la gara”