“Il fatto non costituisce reato”. E’ con questa formula che i giudici della seconda sezione penale della Corte d’appello di Palermo hanno assolto Massimo Nocera di 48 anni, Giuseppe Nocera di 25, Salvatrice Volpe di 60 e Massimo Di Giovanni di 26 anni, rappresentati e difesi dagli avvocati Giracello, Costanza, Pirrone e Iannello.
I quattro imputati erano stati arrestati in flagranza di reato dai carabinieri e accusati di concorso in tentato furto pluriaggravato. Nel gennaio del 2019 “si erano impossessati – stando all’accusa – di diversi alimenti, prodotti per l’igiene e bevande, sottraendoli da un rimorchio che era posteggiato lungo la statale 189 (nei pressi di Cammarata), occultandoli all’interno dei bagagliai delle vetture”. In primo grado, il 19 settembre del 2019, il tribunale di Agrigento, in composizione monocratica, aveva condannato gli imputati a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 120 euro ciascuno. La sentenza è stata impugnata e il collegio difensivo ha chiesto, per tutti, l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Gli avvocati, di fatto, hanno fatto rilevare che “i beni, all’interno del furgone frigorifero incendiato, erano semicarbonizzati e privi di valore materiale, da tenere in considerazione quali meri rifiuti”. Rilevato anche il fatto che “la sottrazione non provocava alcuna diminuzione patrimoniale nella parte offesa”.
La Corte ha ritenuto “fondati” i motivi proposti dagli appellanti. Anche per i giudici della seconda sezione penale della Corte d’appello di Palermo, “i beni sottratti dal furgone frigorifero, completamente sventrato, incendiatosi due giorni prima e lasciato incustodito ai margini della strada statale, tenuto conto delle condizioni dei beni e del luogo in cui si trovavano, siano da considerare alla stregua di cose abbandonate dal proprietario e peraltro – hanno scritto i giudici – prive di ogni apprezzabile valore, negli stessi termini di quanto normalmente avviene in una discarica”.