Sono partite due gare per affidare i lavori di altrettanti interventi di depurazione delle acque per Agrigento e la sua provincia. Invitalia, Centrale di committenza del Commissario Unico per la Depurazione Maurizio Giugni, ha infatti bandito nei giorni scorsi sul proprio portale due diverse procedure di gara, per un importo complessivo a base d’asta di oltre 23 milioni di euro: quella per la realizzazione del nuovo impianto di depurazione di Agrigento e Favara e una seconda per la fognatura di Cannatello-Zingarello, località del comune capoluogo. “Per Agrigento, Favara e le località costiere della provincia – osserva il Commissario Giugni – siamo a un passaggio molto importante, ovvero l’individuazione di quelle imprese in grado di lavorare con efficacia e alte conoscenze tecniche sul campo, accompagnando l’impegno delle istituzioni per colmare i grandi ritardi nel settore fognario-depurativo che caratterizzano questo territorio e che l’Europa sanziona”.
E’ di 17,8 milioni l’importo di partenza previsto per la realizzazione, in sinistra idraulica del fiume Naro, di un impianto di depurazione tecnologicamente avanzato del tipo Membrane Biological Reactor (MBR), che consentirà di trattare le acque reflue provenienti dall’intero comune di Favara e dalle località costiere del comune di Agrigento, quali San Leone, viale Dune, viale Giardini, contrada Quarantotto, Villaggio Mosè, Cannatello e Zingarello. Il nuovo impianto dovrà arrivare a coprire complessivi sessantamila abitanti equivalenti. L’altro intervento (5,5 milioni di euro) prevede la realizzazione della fognatura nera a servizio di circa 5.300 abitanti di due zone costiere di Agrigento, Cannatello e Zingarello, che ne sono attualmente sprovviste.
Gli interventi posti in gara sono i primi due dei quattro complessivamente previsti per i comuni di Agrigento e Favara e gestiti dalla Struttura Commissariale guidata dal Commissario Maurizio Giugni, che si avvale anche dei due Subcommissari Riccardo Costanza e Stefano Vaccari. Reti fognarie, collettori di adduzione e un nuovo impianto di depurazione dovranno consentire l’uscita dell’agglomerato agrigentino dalla procedura d’infrazione C-565/10, per la quale l’Italia paga una sanzione pecuniaria a seguito della condanna della Corte di Giustizia europea.