All’ex collegio dei Filippini non ci sono più i quadri di Gianbecchina: li ha portati via la famiglia. Non esiste più una “sala Gianbecchina”: già da mesi, senza che la città ne sia stata messa a conoscenza infatti la famiglia ha deciso di portare via le opere che si trovavano in esposizione da oltre 10 anni e che non sono mai entrate in possesso dell’Ente. Forse per colpa di qualcuno.
Un passo indietro: nel 2009, dopo anni di abbandono, l’Amministrazione Zambuto ha provveduto (grazie all’aiuto finanziario di privati) a riaprire il collegio trasportando all’interno di questo i quadri inizialmente conservati all’interno di Santo Spirito, provocando tra l’altro polemiche furibonde e persino un esposto da parte della Soprintendenza ai beni culturali sulle procedure di spostamento. A questi si sono aggiunti una serie di quadri di Gianbecchina. Opere, racconta l’allora vicesindaco Massimo Muglia ai media, che la famiglia era intenzionata a donare perché il Comune realizzasse (come in parte ha fatto) uno spazio dedicato al pittore. E poi? “Sollecitammo gli uffici – spiega Muglia – a provvedere al rogito delle tele, anche per una questione di responsabilità da parte dell’Ente, ma nulla fu fatto nell’immediato. Cambiò, bisogna dirlo, anche l’intenzione della famiglia, che due anni dopo portò via già una parte delle opere”.
Sull’acquisto di quelle rimaste Muglia dice: “Da quanto mi risulta no, almeno fintanto che rimasi in carica, ma nonostante non fosse la mia delega ho più volte sollecitato gli uffici”.