A fronte dell’intervento di Claudio Fava, il presidente Musumeci interviene nel merito dell’ordinanza migranti e covid. E il ministero prospetta 10mila arrivi.
Quando si promulgano delle leggi solitamente si ricorre ai decreti attuativi, ovvero alla normativa di attuazione, sul come attuare la legge. E così il presidente della Regione, Nello Musumeci, dopo avere emesso l’ordinanza su migranti e covid, adesso spiega meglio il contenuto del provvedimento che impone la quarantena per i migranti sulle navi per la quarantena e non a terra. Musumeci è intervenuto anche, e forse soprattutto, a seguito di quanto dichiarato dal presidente della Commissione regionale antimafia, Claudio Fava, che ha dichiarato: “Come insegna la migliore tradizione della peggiore destra, il presidente della Regione Musumeci instilla la paura verso i migranti per nascondere ritardi e inefficienze del suo Governo. Non vi è alcun controllo sui turisti in arrivo, nessuna strategia di prevenzione, pochissimi tamponi… Paradossalmente sono proprio i migranti gli unici ad essere correttamente e tempestivamente monitorati e sottoposti a test. Eppure sono presentati come gli untori mentre niente sappiamo di chi sta arrivando in Sicilia da zone d’Italia e d’Europa con alti indici di contagio.” E Nello Musumeci ribatte così: “Non abbiamo bloccato alcunché, ma abbiamo soltanto preteso che da parte dello Stato sia fissato un protocollo, d’accordo con la Regione, per gestire questa fase assai difficile. Pensate che al ministero dell’Interno si parla di oltre 10mila migranti che potranno sbarcare nelle prossime settimane sulle coste della nostra isola. Ma stiamo scherzando? Il problema è salvaguardare la salute dei siciliani e dei migranti che, invece, finora, sono stati sballottati da un posto all’altro dell’isola e dell’Italia senza essere stati sottoposti al test sierologico o al tampone. Non è possibile: abbiamo il dovere di stabilire regole, non si può lavorare e vivere con l’improvvisazione. Stiamo gestendo un fenomeno assai complesso: siamo al centro di una pandemia, della quale mi sembra che Roma non ha ancora preso sufficientemente atto. La mia ordinanza serve a fissare alcuni criteri. Basta telefonate sotto banco o tacite intese. La Regione Siciliana ha finora approntato tutto quello che avrebbe dovuto approntare lo Stato, e non abbiamo difficoltà a continuare a farlo. Ma lo si faccia alla luce del sole, fissando ‘chi’ deve fare ‘cosa’. Poca arroganza da parte di Roma, e finiamola di trattare la Sicilia come se fosse una colonia. Se serve siamo pronti al confronto, coi ministeri dell’Interno e della Sanità. Lo ripeto: noi siamo per il dialogo, ma che sia improntato al rispetto reciproco dei ruoli istituzionali e, soprattutto, all’obiettivo principale che è tutelare la salute dei siciliani e dei migranti, evitare conflitti con le popolazioni locali e non mettere in difficoltà i sindaci, che fanno buon viso a cattivo gioco, e tutto quello che può derivare anche sul piano economico”.