A Caltanissetta prima udienza del processo ordinario al “sistema Montante” dopo l’emergenza coronavirus. Ascoltato tra gli altri un sottoposto del maggiore della Finanza, Ettore Orfanello.
Quattro mesi dopo l’ultima udienza, prima dell’emergenza coronavirus, adesso è stato riavviato nell’aula bunker del Tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, il processo a carico di alcuni presunti fiancheggiatori del cosiddetto “sistema Montante”. Tra i 17 imputati vi sono anche l’ex presidente del Senato, Renato Schifani, l’ex direttore dell’Aisi Servizi segreti, Arturo Esposito, l’imprenditore nisseno Massimo Romano, il maggiore in congedo della Guardia di Finanza, Ettore Orfanello, e il luogotenente delle Fiamme Gialle, Mario Sanfilippo.
Nel corso dell’udienza – caratterizzata anche dall’esordio del procuratore aggiunto Gabriele Paci, sul banco dei pubblici ministeri insieme ai sostituti Maurizio Bonaccorso e Claudia Pasciuti – sono stati escussi i 5 periti che sono stati impegnati nelle trascrizioni delle intercettazioni ambientali e telefoniche durante l’indagine sull’ex presidente di Confindustria in Sicilia, Antonello Montante, giudicato in abbreviato e già condannato in primo grado a 14 anni di reclusione. Poi è stato ascoltato il maggiore della Guardia di Finanza, Antonino Costa, attualmente in servizio a Roma, e dal 2010 al 2012 al Nucleo di polizia tributaria del Comando provinciale di Caltanissetta. All’epoca Costa è stato un sottoposto, con il grado di capitano, del maggiore Orfanello, e per tale motivo è stato citato come testimone. E Antonino Costa ha dichiarato: “Quando arrivai a Caltanissetta nel 2010, presso il nucleo di polizia tributaria, fui completamente isolato. Ero comandante della sezione tutela finanza pubblica del nucleo, nel nostro gergo. Non venivo coinvolto in nessuna attività. Per l’incarico ricoperto avrei dovuto seguire le verifiche svolte dalle pattuglie incaricate, leggere i loro verbali, approfondire la metodologia di indagine, ma per fare questo dovevo essere nominato ‘direttore di verifica’ dal maggiore Orfanello. Preciso che aveva la prerogativa di svolgere anche lui tale compito, ma a me lo ha fatto fare poche volte. Spesso chiedevo spiegazioni sul perchè non venivo coinvolto, vista la mia esperienza. Non espletavo il mio compito. Orfanello mi disse che decideva lui” – ha concluso Costa. E il difensore del maggiore Orfanello, l’avvocato Giuseppe Dacquì, ha sostenuto il contrario e, in occasione del controesame, ha replicato così: “Su circa 50 verifiche fiscali effettuate in quel periodo, è emerso che 38 verifiche fiscali erano state effettuate proprio dal maggiore Costa”.