Colpo di scena nella vicenda del tentato omicidio in un esercizio commerciale di Porto Empedocle, avvenuto ieri mattina. Il pubblico ministero Gianluca Caputo, dopo avere esaminato le testimonianze di un poliziotto e di un finanziere presenti al momento dell’aggressione, ha disposto la liberazione di Antonina Pullara, 44 anni, finita ai domiciliari con l’accusa di avere detenuto l’arma clandestina che il marito Vincenzo Filippazzo, 46 anni, avrebbe voluto usare – sostiene l’accusa – per uccidere un commerciante che lo avrebbe invitato ad andare via visto che era andato lì per risolvere un litigio con il fratello.Tra i tre non correva “buon sangue”, per una questione nata durante il lockdown. Filippazzo si sarebbe presentato ieri mattina insieme alla stessa moglie nella rivendita dei commercianti, portando con sè una pistola semiautomatica. Sul posto però avrebbe trovato solo il fratello e il figlio dei due uomini che l’hanno picchiato. Quando sarebbe stato invitato ad andarsene, si sarebbe consumato il tentativo di omicidio e avrebbe impugnato la pistola tentando di sparare tre volte all’altezza del petto del macellaio. Tutto per fortuna sfumato, alla luce del cattivo funzionamento della rivoltella. I carabinieri, arrivati poco dopo, hanno bloccato i coniugi e trovato la pistola nascosta nelle parti intime della donna. Il pm è arrivato alla conclusione che “la donna ha disarmato il marito e poi cercato di aiutarlo a sottrarsi all’arresto nascondendo la pistola”. In sostanza l’unica imputazione che le si può muovere sarebbe il favoreggiamento che, però, non è punibile se commesso a vantaggio del marito. Per Filippazzo, fornaio, è stata invece chiesta la convalida del fermo e l’applicazione della custodia in carcere per le accuse di tentato omicidio, minaccia aggravata e detenzione di arma clandestina. Domani mattina, davanti al gip Luisa Turco, si terrà la convalida.