“Ancora una giornata di follia e violenza all’interno dell’Istituto penale per minorenni di Palermo.
Lo denuncia in un comunicato stampa la Segreteria Generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE.
“Ancora una volta, un detenuto maggiorenne ristretto nel carcere minorile ha dato di matto ed ha colpito due poliziotti, poi ricorsi alle cure dei sanitari”, spiega il segretario generale SAPPE Donato Capece. “La situazione sta diventando ogni giorno sempre più tesa e pericolosa ed è grave l’assenza di interventi da parte dell’Amministrazione. Ai colleghi feriti a Palermo va tutta la solidarietà del SAPPE, ma siamo pronti a scendere in piazza a protestare contro la mancanza si adeguati provvedimenti ministeriali verso chi in carcere si rende responsabile di comportamenti violenti e aggressivi contro la Polizia Penitenziaria. Basta!”.
Per Capece “gli Agenti di Polizia Penitenziaria devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o – peggio da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l’ordine interno. Non dimentichiamo che contiamo ogni giorno gravi eventi critici, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria e dalla Giustizia minorile e di Comunità. Riteniamo per tanto che la grave situazione in cui versano le carceri italiane imponga un’inversione di marcia da parte del vertice politico e amministrativo del Ministero della Giustizia e più in generale del governo”.
E sulla presenza di detenuti maggiorenni in carceri per minorenni denuncia: “Avevamo detto che era un errore l’innalzamento dell’età dei presenti nelle carceri minorili: oggi, infatti, possono starvi anche donne e uomini di 25 anni. Da subito Una decisione politica incomprensibile, voluta dall’ex Ministro della Giustizia Orlando. Da quando sono stati assegnati detenuti adulti, per effetto della legge 11 agosto 2014, n.117, questi maggiorenni si comportano con il personale di Polizia e con alcuni minorenni ristretti con prepotenza e arroganza, caratterizzando negativamente la quotidianità penitenziaria. E la loro ascendenza criminale condiziona tanti giovani, che li vedono quasi come dei miti”.