In Sicilia la Regione, le Province e i Comuni, nel corso dei decenni trascorsi, sono stati imbottiti di impiegati, frutto spesso di politiche clientelari anziché meritocratiche, o, in altri termini più eleganti, per assistenza sociale. E così, ormai da anni, i bilanci, soprattutto dei Comuni, sono bloccati, nel senso che, come al Comune di Agrigento, il bilancio è un rendiconto di amministrazione condominiale: entrano le tasse pagate dai cittadini e si paga solo la spesa corrente, quindi il personale. Di iniziative di investimento, di sviluppo e di progresso del territorio non vi è alcuna traccia. E che non ci si illuda. E’ così almeno dal 2007, e sarà ancora così, qualsiasi sindaco sarà in futuro sindaco, con il suo corredo di menzogne che sarà capace di raccontare in campagna elettorale. In Sicilia ogni 1000 abitanti vi sono 13 dipendenti pubblici. Il dato emerge dalla relazione della Sezione Autonomie della Corte dei conti. Il documento è stato diffuso dal Centro studi “Pio La Torre”, che si occupa dei dipendenti regionali, qualificati come “troppi e poco qualificati”, e del personale delle ex Province e dei Comuni. Il tutto testimonia che la Sicilia è fondata sulla dipendenza nel settore pubblico. In Sicilia vi sono più dipendenti regionali che in tutto il nord Italia. E i Comuni siciliani sono primi per precariato: più nel dettaglio l’83% dei lavoratori precari e socialmente utili di tutta Italia. Infine, nelle province siciliane, esclusa quella di Siracusa, vi è un tasso di 0,89 dipendenti ogni mille abitanti per un totale di 4098. Un record anche in tal caso: la Sicilia è la Regione con più dipendenti provinciali.