Le carceri in Sicilia, il sovraffollamento, le condizioni di sicurezza, igieniche e sanitarie, le dotazioni organiche, e le infrastrutture carenti: ecco gli argomenti che, in una lettera inviata al presidente della Regione, Nello Musumeci, affronta Antonello Nicosia, docente di Pedagogia, componente del Comitato nazionale dei Radicali Italiani, e direttore dell’Osservatorio internazionale per i diritti umani, da sempre impegnato nella difesa dei diritti dei detenuti e nel creare condizioni di vivibilità nelle strutture penitenziarie. Nicosia sollecita un incontro urgente con Musumeci sui problemi a lui rappresentati.
Ecco il testo integrale della lettera di Nicosia:
Onorevole signor
Presidente della Regione Sicilia
Dott. Sebastiano Nello Musumeci
Oggetto: richiesta incontro
Illustre Signor Presidente,
Le scrivo non tanto e non solo in quanto Direttore dell’Osservatorio Internazionale dei Diritti
Umani O.N.L.U.S.; non tanto e non solo come psicopedagogista da sempre impegnato in attività
professionali e di volontariato rivolte ai vari aspetti della realtà carceraria ma, soprattutto, quale cittadino
italiano e quale cittadino siciliano.
Le è certamente ben nota la situazione emergenziale di gravissime criticità in cui versano gli
Istituti Penitenziari in generale e quelli della Nostra Terra in particolare.
Solo a mia memoria rammenterò il recentissimo intervento del Presidente del Si.P.Pe, Alessandro
De Pasquale, che ha denunciato un imminente incremento della “carenza di personale di polizia
penitenziaria presso le carceri della Sicilia” e la necessità di offrire risposte concrete, segnatamente a
Trapani ove “un rilevante numero di poliziotti penitenziari da qualche giorno ha attuato anche la protesta
dell’astensione dalla mensa“.
Per contro, appena pochi mesi fa la stampa ha dato conto della paradossale situazione siciliana in
cui le case circondariali ospitano meno detenuti di quanti potrebbero accoglierne, mentre altre risultano
praticamente semivuote.
Sette istituti sono sovraffollati: il dato peggiore è quello di Barcellona Pozzo di Gotto, dove ci sarebbe
posto per 211 detenuti e invece ce ne sono 399, quasi il doppio, mentre all’opposto le due carceri di
Catania accolgono molte meno persone rispetto ai propri limiti (138 contro una capienza di 186 a Bicocca
e 279 contro 323 nell’istituto di piazza Lanza). Altri problemi di sovraffollamento si verifcano anche a
Sciacca, Caltagirone, Enna, Piazza Armerina e Ragusa.
Come non sottolineare poi il dramma – perché di dramma si tratta – del fenomeno dei bimbi in
carcere, vale a dire minori costretti a condividere con la madre il percorso penitenziario in strutture del
tutto difformi dai cosiddetti Icam previsti dalla legge.
Ultimo ma non ultimo, il problema dei lunghissimi tempi di attesa per le visite specialistiche,
carenze di personale e di strutture alternative come le Rems che aggravano solitudine e abbandono.
Si pensi che a Palermo e Catania un detenuto su quattro soffre di disturbi psichiatrici. Al Pagliarelli
tre carcerati sono stati dichiarati incapaci di intendere e di volere e non potrebbero nemmeno stare lì. In
tutto, quattro detenuti nel penitenziario palermitano sono stati destinati a strutture alternative, ma restano
ancora dietro le sbarre. Senza contare la scarsissima continuità nel rapporto tra medico e paziente. È
questo lo stato della sanità nelle carceri siciliane, che molti vorrebbero relegare a un buco nero di cui
dimenticarsi, e che invece è urgente affrontare per uno Stato di diritto, considerato che, prendendo in
prestito le parole di Voltaire, «è dalle carceri che si misura il grado di civiltà di una Nazione».
Le considerazioni che precedono sono tenute insieme da una costante che, spiace segnalare, è
rappresentata da una insuffciente presenza dell’uffcio del Garante Regionale dei Detenuti. L’organismo
che si occupa della tutela dei diritti fondamentali delle persone detenute o private della libertà personale,
presente anche nella nostra Regione attraverso una specifca nomina disposta dal Governo regionale,
non è presente in modo adeguato.
Al di là di qualche mera, formale presa di posizione via via espressa a seconda dell’emergenza del
momento, l’Uffcio del Garante, ad opinione dello scrivente, non adempie ai compiti assegnati così come
previsto dalla legge.
Le basti considerare che, nelle mie numerose visite – effettuate anche a titolo ispettivo, unitamente
ad un parlamentare nazionale – sovente mi è stato riferito dai detenuti di non avere mai incontrato il
Garante e di non aver usufruito di nessun altro intervento da parte dell’Uffcio del Garante.
Ritengo che si tratti di gravi inadempimenti che segnalano un sostanziale disinteresse alle vicende
della realtà carcerare e che coinvolgono anche il Governo da Ella presieduto. Un esperto e conoscitore
del microcosmo carcere deve essere presente e svolgere il ruolo con l’impegno che tale ruolo richiede.
Per tali motivi chiedo di poterLa incontrare per approfondire meglio le problematiche e
individuare quali potrebbero essere gli interventi da parte dell’Uffcio del Garante nonché quali altri
strumenti potrebbero essere programmati e condivisi con gli Assessorati alle Formazione e Politiche
Sociali.
Resto in attesa di un cortese cenno di riscontro e, frattanto, Le invio i migliori saluti.
Dott. Prof. Antonello Nicosia
Osservatorio Internazionale dei Diritti Umani
O.I.D.U.S – ONLUS