La Direzione investigativa antimafia relaziona in Parlamento sulle dinamiche in corso nell’ambito di Cosa Nostra siciliana. L’inchiesta Cupola 2.0 e il ruolo di Messina Denaro.
La Dia, la Direzione investigativa antimafia, ha presentato la rituale, e a cadenza ordinaria, relazione al Parlamento sullo stato di salute di Cosa Nostra in Sicilia. Il report degli investigatori, col fiato sul collo della criminalità organizzata di stampo mafioso, rievoca, in premessa, l’inchiesta “Cupola 2.0”, che ha provocato 49 arresti lo scorso 4 dicembre 2018, e poi altre 7 misure cautelari meno di un mese addietro, il 22 gennaio. Il blitz dei Carabinieri ha sventato il tentativo di ricostituzione della Cupola, la Commissione provinciale di Cosa Nostra, dopo la morte di Totò Riina. Ed il successo dell’operazione è stato coronato dalla fioritura di tre successive collaborazioni con la Giustizia che promettono prospettive di altrettanto successo. Tuttavia, informando i parlamentari, la Direzione investigativa antimafia ammonisce e scrive: “Gli ultimi arresti, importanti, non hanno fiaccato Cosa nostra palermitana. E’ una struttura ancora vitale, dinamica e plasmabile a seconda dei mutamenti delle condizioni esterne. Alcuni capi emergenti cercano spazi per scalare posizioni di potere. E non è anche da escludere che, alla luce della non chiara evoluzione del quadro descritto, le articolate dinamiche dell’organizzazione possano sfociare in atti di violenza particolarmente cruenti. Ovvero, nuovi omicidi, anche se al momento non ci sono indizi che facciano presagire una volontà precisa di ritornare a forme di conflittualità eclatanti. Ma il quadro è parecchio instabile, anche per gli ultimi arresti e i nuovi pentimenti. Alcuni mandamenti sarebbero stati contrari alla ricostituzione della commissione provinciale, specie quelli più attivi nella gestione delle attività economiche anche fuori dal territorio di competenza, che, abituati ad agire quasi in autonomia, potrebbero soffrire la restrizione delle regole imposte dalla commissione. E sul comando di Cosa Nostra, adesso sullo sfondo di Palermo ci sono le vecchie famiglie, i palermitani, un tempo perdenti, gli ‘scappati’ alla mattanza di Riina, e che oggi sono l’asse della riorganizzazione mafiosa”. Poi, inevitabile, è stata la citazione del boss Matteo Messina Denaro e del suo effettivo ruolo odierno all’interno di Cosa Nostra, a fronte anche di quanto recentemente sostenuto da fonti qualificate secondo cui il capomafia trapanese sarebbe ormai assente e irrilevante. E la Dia scrive: “Quella di Matteo Messina Denaro è solo un’assenza operativa. Ovvero, il superlatitante di Castelvetrano, che sembra scomparso nel nulla dal 1993, non si sarebbe fatto da parte, ma avrebbe ancora il ruolo di ‘leader’ nella provincia di Trapani, non in quella di Palermo, dove gli elementi di vertice del capoluogo regionale, soprattutto dopo l’esperienza corleonese, non sarebbero ora favorevoli ad essere rappresentati da un capo non palermitano”.