All’esame del Parlamento nazionale un emendamento per rateizzare in 30 anni il disavanzo della Sicilia da pagare in 3 anni. Così sarà scongiurato il maxi taglio al Bilancio.
All’Assemblea Regionale ci si accapiglia per tagliare le spese del Bilancio della Regione, adesso in gestione provvisoria in attesa di approvare entro l’11 febbraio gli strumenti contabili. E ci si azzuffa su ciò che è da tagliare, o non lo è, perché bisogna recuperare un maxi disavanzo da 2 miliardi e 100 milioni di euro che sarebbe stato ereditato dalla precedente legislatura targata Rosario Crocetta. Ma la Regione Sicilia ha trattato con il Governo nazionale per una rateizzazione del debito? Sì, la trattativa vi è stata, e si è conclusa con l’accordo che 1 miliardo e 500 milioni sono pagabili in 30 anni a rate da 50 milioni di euro all’anno. Però – ecco il bandolo della matassa – gli altri 600 milioni di euro si pagano in 3 anni, e i primi 200, oltre altri 53 milioni scaraventati come residuo dalla Corte dei Conti, nel 2019. Ecco perché si è scatenata la corsa al taglio del Bilancio per equivalenti 250 milioni di euro. Tuttavia, forse, tale aggravio sarà scongiurato se al Parlamento nazionale sarà approvato un emendamento che è stato presentato al Disegno di legge cosiddetto “Semplificazioni”, ovvero un contenitore dove è stato inserito tutto ciò che è saltato fuori dalla Finanziaria 2019 o che si intende modificare rispetto alla Finanziaria approvata. Tale emendamento è firmato da alcuni deputati di Forza Italia, interessa tutte le Regioni di Italia e non solo la Sicilia, e consente la rateizzazione nei 30 anni anche dei 600 milioni di euro che in Sicilia sono attualmente da pagare in 3 anni. Nella relazione al testo dell’emendamento, tra l’altro, si legge: “Alle Regioni sia consentito di recuperare in 30 anni il disavanzo, liberando così significative risorse per investimenti con funzione anticongiunturale e di sostegno all’economia”. L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, è in trepidante attesa, perché il semaforo verde all’emendamento “spalma debito” sarebbe una boccata d’ossigeno vitale per le asfittiche casse di Palazzo d’Orleans. E Armao conferma: “Sì, è una norma ragionevole, a costo zero per lo Stato, che in un contesto di recessione, come quello certificato dall’Istat, si rende ancora più auspicabile. Se il Parlamento nazionale voterà l’emendamento, si potrà rimettere mano ai documenti contabili, rimpinguando le somme tagliate”. Nel frattempo, prima del rinvio di Sala d’Ercole a lunedì 11 febbraio alle ore 16, l’Assemblea ha approvato il bilancio interno dell’Assemblea, che prevede un contenimento delle spese per 4 milioni e 500mila euro nel triennio 2019-2021, con una riduzione di 1 milione e 500mila euro per ciascun anno. E il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè, commenta sarcastico: “Qui da noi i tetti agli stipendi dei dirigenti sono stati approvati, alla Camera e al Senato no. Ringrazio l’intero personale dell’Assemblea siciliana, spero che qualche trasmissione a livello nazionale ne prenda atto”.
