Collabora con la Giustizia Francesco Colletti, il boss che, intercettato, ha svelato la ricostituzione della Cupola palermitana dopo la morte di Riina. I familiari hanno rifiutato la protezione.
Lo scorso 4 dicembre 2018 i Carabinieri del Comando provinciale, capitanati dal colonnello Antonio Di Stasio, e la Procura antimafia di Palermo, hanno arrestato 46 indagati nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Cupola 2.0”, sulla presunta ricostituzione della Cupola di Cosa Nostra siciliana dopo la morte di Totò Riina. Lo scorso 29 maggio nel Palermitano si sarebbe riunita la Cupola, ovvero la commissione provinciale di Cosa Nostra, e ciò non è più accaduto dal 1993, da quando è stato arrestato Totò Riina, adesso defunto. A presiedere la commissione sarebbe stato il più anziano dei capimafia in libertà, il gioielliere Settimo Mineo, 80 anni, arrestato il 4 dicembre insieme agli altri 45 che sarebbero parte di quattro mandamenti mafiosi. In particolare Settimo Mineo sarebbe il capo a Pagliarelli, Gregorio Di Giovanni a Porta Nuova, Francesco Colletti a Bagheria-Villabate, e Filippo Bisconti a Misilmeri-Belmonte Mezzagno. La riunione della commissione provinciale di Cosa Nostra è stata scoperta perché i Carabinieri hanno registrato una conversazione in automobile tra Francesco Colletti e il suo autista, poche ore dopo il vertice mafioso. E Francesco Colletti si è espresso così: “Si è fatta comunque una bella cosa.. per me è una bella cosa questa.. molto seria… molto…con bella gente.. bella! grande! gente di paese.. gente vecchi gente di ovunque”. Ebbene, sono trascorsi non più di 20 giorni dalla retata, e Francesco Colletti, incastrato dall’intercettazione, ha saltato il fosso e collabora con la Giustizia. I Carabinieri hanno offerto la protezione ai familiari ma hanno rifiutato, a testimonianza della loro distanza dalla scelta di Colletti, 50 anni. È stato lui, inconsapevolmente, a raccontare della riorganizzazione della Cupola palermitana. La sua automobile Fiat Panda è stata imbottita di microspie. E Colletti ha svelato i particolari del summit del 29 maggio, a cui avrebbero partecipato, insieme a Colletti, gli stessi capi mandamento, Filippo Bisconti, Gregorio Di Giovanni e Settimo Mineo. La riunione si è svolta in un luogo non ancora identificato, e probabilmente sarà Francesco Colletti a rivelarne, innanzi ai magistrati, i dettagli. Secondo gli indaganti, Colletti sarebbe a conoscenza di tutti i boss ancora liberi, dei rapporti tra i mandamenti, e delle strategie del dopo Riina. Appena arrestato, in occasione dell’interrogatorio di garanzia, Francesco Colletti è apparso molto provato. Ha raccontato di non dormire da giorni, di non essere pronto, e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Forse sarebbe stato in maturazione il proposito e il convincimento a collaborare con la Giustizia. E così è stato.