“Avrebbe offerto, millantandola, anche la protezione mafiosa e non solo politica”: altri dettagli dopo l’arresto dell’ex assessore di Naro, Francesco Lisinicchia.
L’impresa di Gela si è aggiudicata l’appalto della nettezza urbana al Comune di Naro, e lui, l’assessore Francesco Lisinicchia, dal 9 novembre scorso ex assessore con delega ai rifiuti, si sarebbe presentato al cospetto del titolare dell’impresa, Giuseppe Romano, originario di Gela, e – secondo quanto emerso dall’inchiesta, e traendo sintesi da quanto spiegato dal Procuratore Aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella – le espressioni dell’assessore Lisinicchia rivolte all’imprenditore Romano sarebbero state più o meno le seguenti: “Tu sostieni che non hai bisogno di un servizio di vigilanza? Di guardiania? Ti sbagli. Io ti propongo un ottimo servizio di vigilanza per la tua impresa e le tue attrezzature, 65mila euro all’anno, da un istituto di vigilanza privato palermitano. Firma il contratto. E sei tranquillo. Come? Non ti serve? Ma no, fidati. Ti serve. E poi non paghi solo l’istituto di vigilanza…E che cos’altro?… Anche la protezione politica, la mia, a 360 gradi, e poi anche delle famiglie mafiose di Naro. Non sei convinto? Tu hai mastelli, mezzi e personale, tutto pronto per avviare la raccolta differenziata. Hai vinto la gara regolarmente. Però rifletti: potresti avere problemi a lasciare tutto questo materiale a Naro. Hai quasi 100mila euro di mastelli, e i contenitori possono sempre prendere fuoco. Ti rendi conto che danno? Rifletti: io sarò tuo punto di riferimento non solo politico, perché ad esempio potresti incappare in inadempienze, carenze nel servizio e multe, ma anche per stoppare eventuali richieste delle famiglie mafiose di Naro”. Tutto ciò, ancora secondo il Procuratore Aggiunto, Salvatore Vella, sarebbe stato millantato dall’assessore Francesco Lisinicchia, perché non vi sono riscontri. L’imprenditore Giuseppe Romano non si è piegato al presunto ricatto, e, accompagnato dal presidente dell’associazione antiracket di Gela, Renzo Caponetti, ha denunciato Lisinicchia ai Carabinieri, raccontando l’accaduto. Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Naro e della Compagnia di Licata sono state immediate, efficaci, veloci e risolutive. In meno di un mese, con intercettazioni ambientali e registrazioni video, Carabinieri e Procura della Repubblica hanno imbastito la richiesta di arresto dell’assessore, e la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, l’ha firmata. Ai domiciliari.
E lo stesso Renzo Caponetti, presidente dell’associazione Fai antiracket “Gaetano Giordano” di Gela, e dirigente nazionale Fai, insieme al presidente nazionale Fai, Tano Grasso, commenta: “La sinergia tra le Forze dell’ordine, la Magistratura e l’Associazione antiracket è ormai un modus operandi collaudato da tempo, tanto è vero che ad oggi nessuno degli imprenditori che è stato accompagnato alla denuncia ha subito ritorsioni. Da tanti anni la Fai è impegnata, oltre che nel contrasto e nella lotta ai reati di natura estorsiva e di usura, anche in quelli atipici relativi alla corruzione ed alla concussione. E ha già sostenuto nelle aule di giustizia altri imprenditori ottenendo l’ammissione della relativa costituzione di parte civile. Anche nel caso di Naro la Fai, come sempre, si costituirà parte civile nel giudizio a carico dei soggetti ritenuti responsabili. Corre l’obbligo infine di ringraziare per la preziosa attività prestata il Comando Provinciale dei Carabinieri di Agrigento e la Procura, che ha coordinato le indagini”.