Il presidente della Regione, Musumeci, in visita a Gela: “Ci vorranno 5-6 anni per fare ripartire la Sicilia e 15-20 anni per renderla competitiva con le altre Regioni”.
Il presidente della Regione, Nello Musumeci, è leader del movimento “Diventerà Bellissima”. Sono parole del giudice Paolo Borsellino: “Un giorno questa terra sarà bellissima”. Adesso Musumeci svela quando, secondo lui, la Sicilia davvero “Diventerà Bellissima”. Il governatore di Militello in Val di Catania si arma di umiltà, responsabilità, consapevolezza, soprattutto di sincerità e, in occasione di una visita al Comune di Gela, profetizza così: “Non è più tempo di fuochi d’artificio ma di lavorare nel dovere del silenzio. Un anno fa ho trovato una Regione che non c’è. Era solo, e lo è ancora in parte, un foglio di carta. Ci vorranno 5-6 anni per farla ripartire, 15-20 anni per renderla competitiva con il resto delle altre Regioni”. Poi aggiunge laconico: “Non devo candidarmi più a nulla. E spero di consegnare nelle mani di chi verrà dopo di me una Regione efficiente”. Poi Musumeci si veste da carrozziere e usa la metafora: “In Sicilia eravamo abituati a mettere la vernice sopra la ruggine. Ed invece dobbiamo prima passare la carta vetrata, lo stucco e solo alla fine la vernice. I problemi non si nascondono”. Poi, a fronte di coloro che criticano l’operato del suo governo, limitato al “minimo sindacale”, tante parole ma poche leggi approvate, altrettanto pochi provvedimenti concreti e i problemi di sempre ancora irrisolti, tra rifiuti e viabilità, il presidente della Regione replica: “I fiumi esondavano perché non c’era un’autorità di bacino che ne governasse i dovuti interventi di manutenzione: e noi l’abbiamo istituita. Mancava una legge sui rifiuti: e noi l’abbiamo varata. Io non ho bisogno di fuochi d’artificio per annunciare certe cose, ma ripeto che la Regione va risanata, bonificata, altrimenti rischiamo di continuare a mettere vernice sulla ruggine”. E poi, ancora, si rammarica così: “Sono seriamente preoccupato dei tempi. Dico che si è perso del tempo. In Veneto o in Lombardia sarebbe soltanto un dato di calendario, ma in Sicilia perdere tempo significa accentuare un’emorragia cominciata da anni e che ci porterà ad un’anemia irreparabile. Abbiamo 43 siciliani su 100 che vivono in povertà, il 72 per cento delle imprese non lavora, c’è la disperazione in giro. Noi abbiamo il dovere di lavorare in fretta e dobbiamo dirlo anche ai dirigenti, a chi costituisce l’ossatura della burocrazia. La Sicilia è l’ultima regione d’Italia, per occupazione, qualità della vita e dotazioni infrastrutturali. Abbiamo il dovere di buttare alle spalle questo triste primato e per farlo ci vorranno anni. Questa terra diventerà bellissima, io credo che tra 15-20 anni lo sarà davvero. Io non ci sarò, semmai ci saranno le mie nipotine con le quali mi confronto”.