Il governo Musumeci nel Documento di economia e finanza: “In Sicilia è in corso una strage generazionale. Migliaia di giovani fuggono da una terra senza futuro”.
La sessione di bilancio alla Regione assume anche valenza e contenuto politico e sociologico. Infatti, nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale, tra la contabilità e gli impegni di spesa, emerge uno spaccato sconfortante se non rabbrividente. Il governo Musumeci, nell’approvare il testo, scrive: “In Sicilia è in corso una strage generazionale, con decine di migliaia di giovani che abbandonano l’Isola, ritenendola una terra senza futuro. In Sicilia ogni anno sparisce un paese: 20mila emigrati ogni 12 mesi”. Musumeci e la sua giunta sono consapevoli della grave e profonda crisi che attanaglia la Sicilia, ormai da tempo ai primi posti per negatività nelle graduatorie italiane ed europee. Ad esempio, nel 2017 la Sicilia è stata la peggiore in Europa per quota di persone a rischio povertà o esclusione sociale, il 52,1%, e per quota di popolazione dai 15 anni in su a rischio povertà, il 41,3%. Il governo regionale rilancia il tema delle riforme come strumento per risalire la china, poi aggiunge e scrive ancora: “Diplomati e laureati, il meglio delle nuove generazioni alle quali dovremmo affidare le possibilità di sviluppo, dopo essere stati educati e formati in Sicilia, con grandi sacrifici per le famiglie, affidano le speranze di lavoro all’emigrazione senza ritorno. Sembra ormai prevalere una irrimediabile percezione della decrescita che tracima in una vera e propria frattura del sistema dei diritti di cittadinanza che si misura nel livello dei servizi pubblici che, nonostante la pur lievissima ripresa di prodotto interno lordo e occupazione, rimane drammaticamente più basso a quello del centro-nord. E analoghe tendenze hanno riguardato vivibilità, ambiente, dotazione infrastrutturale, standard di istruzione, università e ricerca, efficienza dei trasporti locali, ed in particolare qualità dei servizi sanitari e cura per adulti ed infanzia. Tutto ciò è effetto di una politica economica statale che nell’ultimo decennio ha investito sempre meno e peggio le proprie risorse al sud, ma anche della mala amministrazione senza visione ed attenzione alle future generazioni”.
E la Cgl Flc Scuola rincara la dose: “Negli ultimi 15 anni in Sicilia il numero degli iscritti alla scuola pubblica di ogni ordine e grado si è ridotto da 769.111 a 642.486: e ciò soprattutto a causa della minore natalità e dell’emigrazione. I siciliani che hanno trasferito la residenza all’estero dal 2013 al 2016 sono stati quasi 38mila. Rispetto all’anno accademico 2016/17 vi sono stati poi 8mila iscritti in meno nelle università siciliane. Su un totale di 155.271 studenti, 14.248 studiano nelle università del nord-ovest, 8.945 del nord-est, 19.210 del centro, e 7.010 negli atenei del sud”.