Prima udienza preliminare del processo contro il presunto “Sistema Montante”. Ventuno candidati parte civile. Anche Pietro Di Vincenzo, Attilio Bolzoni e Salvatore Petrotto.
A Caltanissetta, al palazzo di giustizia, in occasione della prima udienza preliminare, si sono presentati in tanti al cospetto del Tribunale per essere ammessi come parte civile e pretendere il risarcimento dei danni che avrebbero subito dal cosiddetto “Sistema Montante”. Lui, Antonello Montante, all’appello del giudice per le udienze preliminari, David Salvucci, non ha risposto. Assente. E lui, Montante, è sul banco degli imputati insieme ad altri 19 che sarebbero stati parte, ciascuno a suo modo, della presunta tela del ragno di spionaggio, di soffiate e di favori che l’ex presidente di ConfIndustria Sicilia avrebbe allestito per tutelare se stesso, i suoi amici, e gli amici degli amici. E da tale “Sistema” altri avrebbero patito delle conseguenze. Ecco perché si sono recati a Caltanissetta, con l’istanza firmata di costituzione di parte civile, la Regione Siciliana, i Comuni di Caltanissetta e di Palermo. E poi il giornalista e scrittore di “Repubblica”, Attilio Bolzoni, che Montante avrebbe ordinato di spiare dopo alcuni articoli in cui Bolzoni si è scagliato contro il “sistema della finta legalità”. E poi l’ex pubblico ministero a Caltanissetta ed ex assessore regionale nel governo Crocetta, Nicolò Marino, il vice questore Gioacchino Genchi e il giornalista Giampiero Casagni, anche loro presunti spiati da Montante. E poi l’imprenditore Pietro Di Vincenzo, che a Caltanissetta si sfoga così: “Sono stato vittima di un complotto giudiziario ordito da Montante e dai suoi fedelissimi. Sono stato assolto da tutte le accuse di mafia”. E poi il collaboratore della Giustizia, Dario Di Francesco, uno degli accusatori di Montante e anche lui spiato più volte. E poi l’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, che denuncia: “Sono finito al centro di uno scioglimento per mafia del mio Comune a causa delle finte denunce di Montante”. Le richieste di costituzione di parte civile sono complessivamente 21, e manca il ministero degli Interni. Ed è una mancanza rumorosa e che si avverte, tanto che l’avvocato Gioacchino Genchi in aula ha denunciato: “Considero grave che il ministero dell’Interno non si sia costituito parte civile. Ritengo che i burocrati del ministero, che il ministro Salvini non ha ancora cacciato, non lo abbiano informato”. Gli imputati sono 20, e non più 24, perché hanno chiesto il giudizio immediato, scavalcando l’udienza preliminare, l’ex presidente del Senato Renato Schifani, il tributarista palermitano Angelo Cuva, l’ex direttore dell’Aisi, i Servizi segreti, Arturo Esposito, e l’imprenditore Massimo Romano.