HomeCronacaDepistaggio via D'Amelio, il Csm ha ascoltato Di Matteo

Depistaggio via D’Amelio, il Csm ha ascoltato Di Matteo

Nino Di Matteo
Il pubblico ministero Nino Di Matteo, attualmente sostituto procuratore alla Direzione distrettuale antimafia, è stato convocato dal Csm, il Consiglio superiore della magistratura, nel merito delle indagini deviate a seguito della strage di Via D’Amelio. Di Matteo ha chiesto e ha ottenuto che la seduta fosse pubblica e, tra l’altro, ha affermato: “Il primo processo Borsellino non l’ho seguito io, e del bis mi sono occupato solo della fase dibattimentale. E non è vero che quel processo é basato solo sulle dichiarazioni di Scarantino. Ci siamo resi conto che l’attendibilità di Scarantino era limitata e nei confronti di 3 dei 7 soggetti che chiamava in causa abbiamo chiesto l’assoluzione, e lui non lo abbiamo inserito tra i testimoni. Sulla strage di via D’Amelio siamo a un passo dalla verità. E questo grazie a me e ad altri magistrati. Ecco perché non è giusto che questi magistrati siano oggi accostati a depistaggi, e questa accusa è strumentale a chi non vuole che si vada avanti. Rivendico il risultato del Borsellino ter, mai messo in discussione, con 26 condanne passate in giudicato per i boss della Cupola. La prima azione di depistaggio è stata la sottrazione dell’agenda rossa. Questo è il primo tema da analizzare, perché di certo quell’azione non è stata commessa da chi ha schiacciato il telecomando. Non ho visto chiamare i magistrati che hanno fatto le indagini che hanno portato all’arresto di Scarantino. Si tratta di Ilda Boccassini, Fausto Cardella e Francesco Paolo Giordano. Invito a sentirli. Erano loro che si occuparono delle prime indagini sulla strage di via D’Amelio e con me, giovane magistrato, nemmeno parlavano. Non ho mai parlato nemmeno con La Barbera allora a capo del pool investigativo”.

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