La Procura di Palermo conferma solo il sequestro di persona aggravato e trasferisce gli atti dell’inchiesta Diciotti al Tribunale dei ministri. La replica di Salvini.
“Era già tutto previsto”, come la canzone di Riccardo Cocciante, e così come a Palermo: gli atti dell’inchiesta sul caso “Diciotti”, come previsto, sono stati trasferiti dalla Procura della Repubblica al Tribunale dei ministri. Il procuratore Francesco Lo Voi a carico del solo ministro Salvini ipotizza, confermando la tesi istruttoria del collega di Agrigento, Luigi Patronaggio, il reato di sequestro di persona aggravato, commesso nel territorio siciliano fino al 25 agosto scorso in pregiudizio di numerosi soggetti stranieri. Dunque, a fronte dei quattro reati contestati dalla Procura di Agrigento, i magistrati di Palermo confermano solo il sequestro di persona, e non più l’ipotesi più grave del sequestro di persona a scopo di coazione, ovvero il no allo sbarco per ricattare l’Europa, l’abuso d’ufficio e l’omissione d’atti d’ufficio. Inoltre non è indagato il prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del ministero. Un ufficiale del Reparto operativo dei Carabinieri di Palermo ha consegnato a Salvini la busta con dentro l’avviso di garanzia. Ed è il ministro che, già indispettito dalla batosta del sequestro alla Lega di 49 milioni di euro, si collega in diretta Facebook e annuncia lui stesso, sfogliando la busta, di avere appena ricevuto l’avviso di garanzia, e si scaglia contro i giudici di sinistra, e gli organi dello Stato non eletti che indagano un altro organo dello Stato eletto dal popolo, e poi, sono parole sue, “i miei elettori sono complici delle mie azioni, non sono preoccupato, né terrorizzato, non ho tempo da perdere con gli avvocati, ho sequestrato per più giorni, secondo i giudici, persone che sono già scappate senza farsi identificare. Io avrei sequestrato 100 persone scappate dalla guerra, e 75 di questi a cui è stato offerto vitto e alloggio sono spariti…li metti in albergo e scappano. Mi dicono che rischio fino a 15 anni. Pazienza, mi verrete a trovare a San Vittore. Io non mollo di un millimetro”. La replica dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, segue a ruota. Eccola: “Le dichiarazioni del ministro dell’Interno, intervenute dopo la notifica degli atti da parte della Procura di Palermo in merito alla vicenda della nave Diciotti, rappresentano un chiaro stravolgimento dei principi costituzionali, che assegnano alla magistratura il compito e il dovere di svolgere indagini ed accertamenti nei confronti di tutti, anche nei confronti di chi è titolare di cariche elettive o istituzionali”.