Come pubblicato, il presidente provinciale di Agrigento e regionale di ConfCommercio, Francesco Picarella, ha diffuso un intervento annunciando di essersi rivolto all’assessorato regionale al Turismo affinchè sia introdotto un codice identificativo per strutture ricettive e agenti turistici in genere come rimedio ad abusi ed illeciti vari. Picarella, tra l’altro, ha citato come esempio gli Home Restaurant. Ebbene, in replica a Picarella interviene la Home Restaurant Hotel, che afferma: “Home restaurant Hotel è un marchio brevettato al Ministero dello Sviluppo economico. Il dottor Picarella diffama fortemente il settore degli Home Restaurant e dei Bed and breakfast”.
La circostanza che la figura dell’Home Restaurant non sia disciplinata non la rende assolutamente illegale. E’ utile ricordare che in data 30 marzo 2017 sulla questione si è espresso il professor Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, il quale ha così statuito: “La Commissione Europea ha invitato gli Stati membri a favorire lo sviluppo della cosiddetta sharing economy, capace di creare nuove opportunità sia per i consumatori, che possono beneficiare di un ampliamento dell’offerta di servizi e di prezzi inferiori, sia per i nuovi operatori agevolati da forme di lavoro flessibile e da nuove fonti di reddito. Le limitazioni di legge all’esercizio dell’attività di Home Restaurant non appaiono quindi giustificate.
In secondo luogo, con riferimento al concetto di concorrenza sleale, i limiti di coperti e di reddito massimo generabile all’anno a carico degli Home Restaurant si pongono, piuttosto, in palese contrasto, oltre che con i principi di liberalizzazione, anche con il dettato costituzionale di libera iniziativa economica e di tutela della concorrenza. L’insieme dei vincoli e delle limitazioni all’attività di Home Restaurant si pone fuori dal quadro tracciato dai principi europei della concorrenza”. Sostanzialmente, attraverso questo passaggio, l’Autorità Garante ha esposto chiaramente come non sia la figura dell’Home Restaurant Hotel a essere una manifestazione di concorrenza sleale, ma, al contrario, siano le limitazioni a essa normativamente imposte a essere manifestazioni di concorrenza sleale.
In terzo luogo, l’Autorità Garante, con riferimento al rispetto della normativa igienico sanitaria, ha affrontato il problema, così statuendo: “Eventuali obiettivi di tutela della salute dei fruitori sono comunque sufficientemente garantiti dall’obbligo di rispettare le norme sull’igiene degli alimenti e dagli obblighi di copertura assicurativa”.
In quarto luogo, con riferimento all’evasione fiscale, ad oggi non esiste alcuna norma di riferimento per gli Home Restaurant e i cuochi a domicilio. Risulta difficile inquadrare la questione dal punto di vista fiscale. Proprio in ragione di questo presupposto, il nostro intento è quello di raggiungere un accordo con lo Stato-apparato al fine della regolamentazione della materia in questione.
Appare ovvio, che ciascuno persegua gli interessi della propria categoria professionale, pur tuttavia, nel caso di specie, il dottor Francesco Picarella non soltanto dimostra di non conoscere la differenza tra un modello economico liberista e un modello economico statalista, ma, soprattutto, dimostra di non conoscere neanche i principi economici sui quali si basa l’iniziativa imprenditoriale italiana”.