Al Comune di Agrigento amministratori e dirigenti incontrano i revisori dei conti: affrontato il nodo finanziario. “Regole da cambiare o dissesto entro il 2019”.
Della riunione che si è svolta a Palazzo dei Giganti, ex convento San Domenico, ad Agrigento, è stata diffusa una fotografia. Attorno al tavolo la tensione è palpabile, l’atteggiamento è appesantito, tutt’altro che rilassato, e gli sguardi sono incupiti, preoccupati, come se si trattasse della “war room”, la stanza della guerra, dove i decidenti decidono come decidere nelle occasioni cruciali. Leggendaria è la fotografia della “war room” del presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, riunita pochi minuti prima della irruzione armata e mortale contro Osama Bin Laden. Recuperando le necessarie proporzioni, al Comune di Agrigento la “war room” è stata convocata per affrontare il collasso finanziario che incombe sul municipio della città dei Templi, come su tanti altri in Sicilia, e non solo, sull’orlo del precipizio. La conversazione si è svolta durante le ore in cui Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno scorazzato in lungo e in largo in Sicilia l’ultima domenica di campagna elettorale prima del voto per le elezioni amministrative del 10 giugno, promettendo l’Italia della terza Repubblica e il governo del cambiamento. Ad Agrigento finora è cambiato ben poco, anzi nulla. Il nodo finanziario stringe al collo amministratori e amministrati, impedendo investimenti e servizi. Nella provincia agrigentina sono già quattro i Comuni che sono stati costretti a gettare la spugna, non come scelta politica ma perchè la matematica non è un’opinione e il recupero di bilancio sarebbe stato impossibile. E si tratta di Casteltermini, Favara, Porto Empedocle e Aragona. Agrigento versa in una condizione di pre-dissesto, e la giunta Firetto non intende demordere, almeno fino a quando matematicamente le sarà consentito. Il sindaco Lillo Firetto, l’assessore Giovanni Amico, la presidente del consiglio comunale, Daniela Catalano, il segretario generale Michele Iacono e il dirigente Giovanni Mantione hanno incontrato il collegio dei revisori. Nella “war room” si è discusso del rendiconto 2016, del rendiconto 2017 e del bilancio di previsione 2018-2020. Poi, a conclusione dell’incontro, è stato scritto: “Seppur risulti a tutti chiara la situazione di grave crisi finanziaria in cui versa il Comune, l’Amministrazione ha ribadito ancora una volta il proprio intendimento di continuare nel solco finora tracciato del massimo controllo della spesa ma nell’ottica del mantenimento delle condizioni di continuità, a garanzia delle funzioni istituzionali dell’Ente. Sono emersi con evidenza alcuni segni di miglioramento nelle rappresentazioni e nei risultati di bilancio, ma rimangono elementi di forte preoccupazione per il continuo formarsi di debiti fuori bilancio e per gli esiti del riaccertamento dei residui”. E l’assessore alla cassa, Giovanni Amico, alludendo al non avere dichiarato il dissesto finanziario, spiega: “Siamo consapevoli che la scelta politica di responsabilità che abbiamo fatto al momento dell’insediamento ci ha fatto intraprendere una salita, ripida e scivolosa, ma noi non cercheremo scorciatoie e faremo tutto ciò che è nelle nostre prerogative per non dichiarare il dissesto”. Poi Amico lancia un auspicio verso i nuovi governanti della terza Repubblica e del cambiamento, e afferma: “Le regole vanno riviste oppure una percentuale altissima di Comuni, tutti concentrati nel Mezzogiorno del Paese e tutti appartenenti alla fascia dei Comuni medio-piccoli, troveranno inesorabilmente il dissesto entro il 2019”.