Dal prossimo primo giugno in poi è esecutiva la sentenza dell’Europa per la mancata depurazione dei reflui urbani. Stangata in Sicilia. I dettagli.
Nel dicembre del 2016 la Commissione europea, che è il governo europeo, denunciò l’ Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. L’imputazione è stata non avere eseguito la sentenza emessa nel 2012 dalla stessa Corte per la raccolta e lo scarico delle acque reflue urbane, che in Italia, paese del sole e del mare, sono in ampia parte scaricate a mare. Solo in Sicilia i due terzi delle acque reflue urbane viaggiano e sfociano a mare. E nel capo di imputazione si legge che le autorità italiane, pertanto il ministero dell’ Ambiente e i presidenti delle Regioni, non garantirono, al 2012, che le acque reflue urbane fossero adeguatamente raccolte e trattate in numerose località in tutto il territorio nazionale, al fine di scongiurare gravi rischi per la salute umana e l’ambiente. E nella denuncia, la Commissione europea ha invocato alla Corte di multare, a forfait, l’Italia per 63 milioni di euro. E poi una sanzione quotidiana come il pane, 343 mila euro, per ogni giorno di non adempimento. Già nel 2012 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha sentenziato la condanna per il mancato trattamento delle acque reflue urbane in 109 agglomerati. Poi, 4 anni dopo, nel 2016, il numero si è ridotto a 80, e ne sono stati interessati oltre 6 milioni di abitanti. Le Regioni con più agglomerati inadempienti sono al sud, e sono Calabria con 13 agglomerati, Campania 7, Puglia 3, e Sicilia addirittura 51, tanto che lo Stato ha già avvertito che per pagare la multa all’Europa si rivarrà sulla Regione siciliana. Adesso il nodo è al pettine. Dal prossimo primo giugno la Sicilia paga per non aver rispettato le direttive europee nella depurazione delle acque reflue. Così alla Commissione Regionale Sanità, presieduta dall’agrigentina Margherita La Rocca Ruvolo, ha annunciato Marcello Loria, che è il capo di gabinetto dell’assessore ai servizi primari, Alberto Pierobon. Dunque, la sanzione all’Italia è di 63 milioni di euro, e un terzo è addebitabile alla Sicilia, quindi per 21 milioni di euro. Lo Stato Italiano si rivale sulla Sicilia, e la Regione Sicilia sui contribuenti siciliani. E non solo: ogni giorno che trascorre non adempiendo costa 343mila euro, e ciò con effetto retroattivo a decorrere dal 2016, anno della sentenza. È un salasso, una stangata che nessun Comune siciliano sarà in grado di sopportare e fronteggiare, tanto che la Commissione Europea ha già deciso come procedere oltre qualora non siano pagate multa e interessi: decurtando i fondi comunitari a favore della Regione e, di conseguenza, agli enti locali, aggravandone ulteriormente l’attuale condizione di pre o di dissesto finanziario.