“Avrebbe tentato di inquinare le prove a suo carico”: Antonello Montante trasferito dai domiciliari in carcere. I dettagli.
Antonello Montante è stato trasferito dal proprio domicilio in carcere. Perché? Perché, secondo la Procura della Repubblica di Caltanissetta, l’ex presidente di Sicindustria, approfittando della detenzione domiciliare, avrebbe tentato di inquinare le prove a suo carico. Il provvedimento di carcerazione è stato firmato dalla giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Maria Carmela Giannazzo, la stessa che ha interrogato Montante nei giorni scorsi, e che adesso ne ha disposto d’urgenza la reclusione in una cella. In verità, già il 14 maggio, lunedì, giorno dell’arresto, lui, Montante, sarebbe stato ristretto in carcere, come avrebbe voluto la Procura nissena, se non fosse stato il Tribunale a rispondere “no al carcere, sì ai domiciliari”. Antonello Montante è indagato perché sarebbe stato ideatore e promotore di due associazioni a delinquere: la prima per spiare le indagini, soprattutto di contiguità mafiose, che lo hanno coinvolto, e la seconda per condizionare e orientare la gestione dei fondi pubblici dell’assessorato regionale alle Attività produttive. L’inchiesta è stata battezzata “Double Face”, doppia faccia, alludendo verosimilmente alla parvenza legalitaria dell’indagato a copertura di un’altra del tutto opposta. E le indagini, tra l’altro, hanno svelato che la villa a Serradifalco di Montante ha custodito tanti dossier, scoperti dalla Polizia in una stanza segreta, ma lui, Montante, ha negato: “Non ne ho mai conosciuto l’esistenza, sono lì a mia insaputa”. Nella stessa villa Antonello Montante è stato ristretto ai domiciliari, e la notte prima dell’alba del 14 maggio scorso ritardò di quasi un’ora l’apertura della porta ai poliziotti, che lo avrebbero arrestato, per distruggere una trentina di pen drive su cui avrebbe nascosto parte del suo archivio. Almeno così ritengono gli indaganti, ai quali Montante ha replicato: “Ho ritardato perché avevo paura che gli uomini alla porta fossero stati mandati dalla mafia per uccidermi”. Poi, nei giorni successivi, nella villa a Serradifalco sarebbero entrate anche delle persone non autorizzate. E perché? Indaga la Squadra Mobile capitanata da Marzia Giustolisi. Nel frattempo, il procuratore aggiunto Gabriele Paci e i sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso hanno presentato l’istanza urgente di trasferimento in carcere. E il Tribunale, al contrario della prima volta, ha risposto subito sì.