Operazione antimafia nel trapanese. Eseguite 21 misure cautelari tra presunti favoreggiatori della latitanza di Messina Denaro. Arrestati due cognati.
La Direzione investigativa antimafia, Carabinieri e Polizia hanno eseguito 21 ordinanze di custodia cautelare firmate dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e dall’aggiunto, Paolo Guido. La 22esima nella lista no, perché il 22esimo, Matteo Messina Denaro, è irreperibile dal 1993, dall’anno delle stragi mafiose, a fine politico-mafioso, a Roma, Firenze e Milano, dopo le Capaci e via D’Amelio nel ‘92. E i ventuno arrestati sono altri presunti fiancheggiatori del boss latitante, che nel corso del tempo, avvicendandosi con i precedenti, tra altrettanti arresti, avrebbero ricamato la fitta rete di complicità e protezione che ruota intorno al ricercato. Gli investigatori hanno scoperto e seguito tracce di pizzini e di conversazioni intercettate, e, tra gli altri, sono stati arrestati Gaspare Como e Saro Allegra, cognati di Matteo Messina Denaro perché hanno sposato due sorelle di lui, Bice e Giovanna. Sarebbero stati i cognati a stringere tra le dita l’ago del cucito della maglia dei favoreggiatori della latitanza del capomafia. Saro Allegra si sarebbe occupato della parte finanziaria, in presunta combutta con un imprenditore del settore delle scommesse on line, Carlo Cattaneo, anche lui arrestato. E dall’inchiesta emerge che Cattaneo avrebbe recapitato tanto denaro alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, la città natia di Messina Denaro, che però sarebbe altrove. Alcuni degli arrestati, sul dove sia il boss, intercettati, sussurrano: “Dice che era in Calabria ed è tornato, passa qua e i cristiani ci vanno”. E poi, a proposito del rispetto, come se Matteo Messina Denaro fosse un santo venerabile, le parole di un altro intercettato sono: “E’ come Padre Pio”. Il blitz al mattino di oggi 19 aprile 2018 ha interessato i mandamenti di Castelvetrano e di Mazara del Vallo, e i clan di Campobello di Mazara e Partanna. E in tale contesto territoriale, secondo gli inquirenti, non sarebbe improbabile l’esplosione di una guerra di mafia. Il 6 luglio scorso è stato ucciso Giuseppe Marcianò, genero del boss di Mazara del Vallo, Pino Burzotta, sospettato di essere affiliato alla famiglia di Campobello di Mazara. E gli indaganti ritengono che ad armare la mano dei killer siano stati i Castelvetranesi, in contrasto con i Campobellesi. E, come conferma la Procura palermitana, la possibile insorgenza della faida, ha indotto un’accelerazione a firmare le misure cautelari bombardate oggi.
E gli arrestati sono Nicola Accardo, 53 anni. Rosario Allegra inteso Saro, 65 anni. Giuseppe Paolo Bongiorno, 30 anni. Vito Bono, 59 anni. Marco Buffa, 45 anni. Carlo Cattaneo, 33 anni. Gaspare Como inteso Panda, 50 anni. Filippo Dell’Aquila, 54 anni. Bruno Giacalone, 57 anni. Angelo Greco, 49 anni. Calogero Guarino, 49 anni. Vincenzo La Cascia, 70 anni. Giovanni Mattarella, 52 anni. Dario Messina, 35 anni. Leonardo Milazzo, 40 anni. Vittorio Signorello, 56 anni. Giuseppe Tilotta, 56 anni. Antonino Triolo, 48 anni. Mario Tripoli, 46 anni. Raffaele Urso, inteso Cinuzzo, 59 anni. E Andrea Valenti, 56 anni.