Giuseppe Carini, testimone di Giustizia e collaboratore fidato di don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, ucciso da Cosa Nostra il 15 settembre del 1993, interviene a seguito della revoca della scorta all’imprenditore di Bivona e testimone di Giustizia, Ignazio Cutrò. Carini afferma: “La decisione del Ministero degli interni di togliere la scorta alla famiglia Cutrò è uno schiaffo a chi, fino ad oggi, ha denunciato e testimoniato nei processi contro le mafie. Non so dire dove finisce l’insensibilità, dove la superficialità e dove la volontà di ritorsione
contro la famiglia Cutrò per avere dato voce ai testimoni di giustizia. Certo è che la decisione dell’Ufficio Centrale Interforze per la sicurezza personale lascia sconcertati e, a mio parere, ha come conseguenza paradossale quella di venire incontro proprio ai desiderata del capo mandamento mafioso della cosiddetta ‘mafia
della montagna’ che, intercettato dai Carabinieri, sperava proprio nel venir meno delle misure di protezione disposte a tutela di Ignazio Cutrò
per attuare la sua vendetta mafiosa. Il Ministero degli Interni con questa decisione ha di fatto dato un colpo mortale a quanti con coraggio civile hanno denunciato la violenza e prepotenza mafiosa. Credo che da domani molti imprenditori e commercianti ci penseranno settanta volte sette prima di denunciare. Chi mai metterà a rischio la vita della propria famiglia se lo Stato si stanca di proteggerti? Il caso Cutrò farà da esempio tra gli imprenditori e commercianti di non fidarsi di chi oggi nelle Istituzioni ti da una pacca sulla spalla al momento della denuncia per poi pugnalarti alla schiena quando hai finito di testimoniare nei processi. Pensando alla famiglia di Ignazio Cutrò commercianti e imprenditori penseranno che sono stati spremuti e gabbati, e alcuni sono stati persino barbaramente assassinati come Domenico Noviello e Lea Garofalo”.