La conferenza dei capigruppo in Assemblea approva la proroga all’esercizio provvisorio. Il rammarico di Nello Musumeci: “Pronto anche al voto anticipato, ma prima le riforme”
Ci si è resi conto, conteggiando innanzi ai conti della contabilità del bilancio e della finanziaria, che, contando il numero dei giorni a fronte della scadenza del termine del 31 marzo, sarebbe stata impresa ardua se non impossibile, pur consapevoli di potere contare sulla buona volontà almeno annunciata da parte di tutti, di approvare i documenti economici prima nelle commissioni di merito e poi in aula, e scongiurare così la proroga di un mese, l’ultima consentita, all’esercizio provvisorio in vigore dallo scorso gennaio. E invece no: la legislatura Musumeci, almeno in tale caso, si pone in continuità rispetto alle precedenti, e proroga l’esercizio provvisorio dal 31 marzo prossimo, Sabato Santo, al 30 aprile, che in Sicilia e per i Siciliani è il giorno della morte di Pio La Torre. Il capogruppo del Partito Democratico, Giuseppe Lupo, in occasione dell’apposita conferenza tra tutti i rappresentanti parlamentari, ha proposto la proroga e gli altri hanno condiviso. Il presidente della Regione, Musumeci, recepisce, con rammarico, e le sue parole sono: “Speravamo di fare tutto prima di Pasqua ma ci rendiamo conto che la finanziaria non è cosi semplice. Ho grande rispetto del lavoro dell’Assemblea e credo che il dibattito sulla finanziaria non possa essere strozzato e compresso. Prendiamo atto della richiesta del Parlamento, e ci rendiamo conto che nella finanziaria ci sono 3-4 norme sulle quali occorre tempo per affrontarle. Sono convinto che la manovra, se c’è la volontà, può essere approvata anche a metà aprile in modo così da lavorare poi alle riforme”. Già, le riforme: e Musumeci ribadisce il suo progetto riformista invitando a prestargli fiducia su alcuni interventi essenziali, e poi, se lo si ritiene necessario, si decreti anche la fine della legislatura e il conseguente voto anticipato. E le parole di Nello Musumeci sono: “Questo deve essere il governo delle riforme, con quattro-cinque priorità, tra cui la modifica della legge elettorale. Poi, se vogliamo, possiamo anche discutere di andare a votare, io non sono attaccato allo sgabello. Come ho sempre ripetuto, io sono il presidente della semina e non della raccolta”.