Prosegue il racconto alla Procura antimafia di Palermo del neo collaboratore della Giustizia di Favara, Giuseppe Quaranta. Affiliazione, tensioni e timori.
Il neo collaboratore della Giustizia di Favara, Giuseppe Quaranta, prosegue la sua narrazione, raccontando tutto ciò di cui è a conoscenza dell’ambiente malavitoso in cui ha gravitato fino al 2017. Quaranta ricorda la sua affiliazione, ad opera di Francesco Fragapane di Santa Elisabetta, e le sue parole, innanzi alla sostituto procuratore della Procura antimafia di Palermo, Alessia Sinatra, sono: “Sa quannu ad un picciliddru c’arrigalanu a bicicletta nova, si senti di chiddi ca … cumannu ii e nuddu cchiù…” E poi: “Francesco Fragapane lo conosco tramite Giuseppe Vella: è lui a portarmi nella masseria di Santa Elisabetta di Fragapane. Fragapane sapeva che io avessi curato insieme a Pasquale Alaimo la latitanza di Maurizio Di Gati e siccome mi ero comportato bene m’arricivì, e da quel giorno comincia la mia processione”. E poi Quaranta si sofferma sui rapporti all’interno di Cosa Nostra: “Allora vi spiego una cosa, quando uno è dentro Cosa Nostra che fa le cose … che fa le cose … c’è sempre l’invidioso che cerca di livaricci a terra di sutta pi fallu cadiri … c’è sempre un invidioso, un trageriaturi ca cummina tragedie: chiddru è sbagliatu, fici sta cosa, fici ddra cosa, i soldi un arrivaru … su tutti … tutti cazzati … perché non può lei .. se lei prende soldi, ne prende 2000, e cincucentu mi li mettu ‘nsacchetta e millecincu li dugnu per l’organizzazione, questo si può fare, perché è giustificabile, ma c’è gente ca magari non fa capire … non fa capire che si prende i soldi e se li tiene in tasca. Poi si viene a sapere e questo è male”. E poi Quaranta, posato, ossia dimesso dalla carica di reggente di Favara nel 2014, racconta il periodo successivo, e le sue parole, che testimoniano anche preoccupazione per le sorti proprie e della famiglia, sono: “Mi volevano uccidere, temevano che potessi collaborare con la giustizia. Ho detto ai miei figli se qualcuno magari cercava di avvicinarli o di portarli di farmi sapere subito, di chiamarmi al telefonino, di dirmi … se voi vedete le mie telefonate ai miei figli, sempre gli domandavo dove sei? con chi sei? La preoccupazione c’è sempre, perchè qualche cretino di turno c’è sempre per fare qualcosa … ma non più di tanto, perché essendo che il discorso è… essendo che uno non si immischia in nessuna parte … anche se veniva qualcuno anche mandato da loro, per ipotesi un’impresa: ‘Sa Pè stu travagghiu fora esternu na stu paisi … chi fa tu no … iu ci diciva iu un pozzu fari nenti, non mi interessa niente, fatti nantra strada … unnipozzu iri? unnu sacciu … dicemu la prova c’era … loro la cercavano se in sottobanco che facevo qualche cosa, siccome non mi interessava più e non mi interessa più ho deciso di tagliare totale, anche a seguire le conseguenze. Però siccome il mio comportamento era neutro, anche che se ci vedevamo ni salutavamu al bar, evitavamo di entrare nello stesso bar … però ero sempre in guardia, sempre stavo a vedere un po’ i movimenti che facevano ma non perchè mi interessava quello che facevano … se vedevo qualche macchina sospetta sempre ero in guardia per capire un po’ se erano poliziotti o se era gente che cercava me, mi segue?”.