Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è di opinione diversa rispetto a quanto si è ritenuto fino a pochi mesi addietro. “I terroristi dell’Isis imbarcati sui gommoni dei migranti? No, viaggerebbero in altro modo”: è stata la risposta. Adesso, invece, le parole del ministro Minniti sono: “Ciò che solo alcuni mesi fa sembrava impossibile, ossia il fatto che i combattenti dell’Isis si imbarcassero su dei gommoni fatiscenti, è ora diventato possibile. Si richiede pertanto la massima allerta”. E in Sicilia è allarme ancor prima del monito del responsabile dell’ordine e della sicurezza pubblica in Italia. Infatti, la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, competente per materia e per territorio, indaga da tempo su una rotta, breve e sicura, che sarebbe stata tracciata in mare per trasportare i combattenti. Si tratta di una traversata dalla Tunisia alle coste di Marsala, a bordo di gommoni d’altura e motori molto potenti, capaci di coprire la distanza in 3 o 4 ore. E ciò ad un prezzo fuori mercato, 3mila euro, a fronte invece dei 400, 500 euro necessari per la partenza dalla Libia. Alcuni tra gli scafisti della rotta Tunisia – Marsala, compresi anche complici in Italia e italiani, sono stati scoperti, 17 sono stati arrestati e sono sotto processo. E i magistrati della Dda di Palermo, che compongono il gruppo “tratta e immigrazione”, Geri Ferrara, Claudia Ferrari e Federica La Chioma, scrivono testualmente a conferma di quanto accade: “Il sodalizio costituisce una seria minaccia alla sicurezza nazionale poiché in grado di fornire ai suoi utenti un transito marittimo sicuro, occulto e rapido, dunque particolarmente appetibile anche da parte di soggetti ricercati dalle autorità di polizia tunisine in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospetti di connessioni con formazioni di natura terroristica di matrice jihadista. E tale organizzazione è difficile da monitorare, a causa di diverse ragioni, per la tipologia dei soggetti trasportati, per le ingenti somme di denaro pagate e per le dirette ramificazioni con il territorio nazionale e i collegamenti anche con l’estero, in particolare con paesi quali la Francia e il Belgio dove attualmente è più forte la presenza di gruppi vicini all’estremismo islamico e ove sono più elevati i rischi di ulteriori gravissimi attentati”.