A testimonianza della crisi dell’edilizia pubblica, la città di Agrigento è da esempio. Perché nella città dei Templi, a fronte di proclami e annunci che si sono susseguiti da 20 anni, non si è costruita nessuna infrastruttura pubblica da 20 anni. E i piani triennali delle opere pubbliche sono sempre stati la raccolta delle fesserie da raccontare da oggi e per i prossimi tre anni. A fronte di ciò l’edilizia siciliana subisce l’emorragia di 11mila posti di lavoro all’anno. E coloro che ancora lavorano rivendicano il rinnovo del contratto nazionale. E i sindacati di Cgil, Cisl e Uil oggi sono a loro fianco, e manifestano a Palermo, da piazza Verdi a via Volta, dove ha sede l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. Secondo le stime della Regione, cinque anni addietro, nel 2012, nelle costruzioni in Sicilia sono state a lavoro 102mila persone, che poi a fine 2016 si sono ridotte a 84.359, più del 17 per cento in meno. E ciò soprattutto perché non sono bandite gare d’appalto. Infatti, secondo i calcoli della stessa Ance, tra gennaio e agosto 2017 le gare sono state solo 75 per 112 milioni di euro, e si tratta del meno 90,93 per cento rispetto allo stesso periodo del 2007. E i sindacati battagliano così: “L’edilizia è un settore in evidente crisi. Sono necessari interventi immediati anche a livello regionale per sbloccare la spesa e rilanciare i cantieri. La manifestazione è mirata anche a sollecitare alle istituzioni un’attenzione forte nei confronti di questo settore”. E sulla piaga sanguina non solo la crisi di lavoro e di appalti, ma anche il fenomeno delle incompiute, ossia i lavori che iniziano e poi stop, per tante ragioni o irragionevolmente. Nel 2016 i cantieri bloccati sono stati 159, e il valore dei lavori pubblici in stallo ha superato il mezzo miliardo di euro. E poi, altra ferita, il lavoro nero, e i sindacati denunciano: “Complice di questa situazione è la crisi. I lavoratori, presi dalla necessità di garantirsi, in tutti i modi, un minimo di salario, si ritrovano nelle mani dei datori di lavoro che approfittano della situazione di disperazione in cui versano. E gioca a favore dei datori di lavoro la mancanza di controllo da parte degli Organi Ispettivi, in quanto carenti di risorse economiche e di personale ispettivo. Non possiamo continuare ad avere nei cantieri la presenza di lavoratori con contratti di lavoro diverso da quello edile”.