Marcello Dell’Utri è in sciopero della terapia e del vitto, dopo il no del Tribunale di Sorveglianza alla sua scarcerazione in ragione delle sue precarie condizioni di salute, tra una cardiopatia e un tumore. Dell’Utri è carcerato a Rebibbia a Roma, dove è stato detenuto Totò Cuffaro. Ecco una foto risalente al settembre 2016 in cui Cuffaro, da uomo libero, partecipa ad un incontro politico dei Radicali a Rebibbia, e siede accanto a Marcello Dell’Utri in detenzione…Adesso è l’ex presidente della Regione che interviene nel merito di quanto ha deciso il Tribunale di Sorveglianza per Dell’Utri, e le sue parole sono: “Lo Stato per i suoi figli, tutti, è padre e come tale deve comportarsi. Non come un patrigno, privo di umanità e sensibilità. Le istituzioni che lo rappresentano devono saper cogliere questo nobile significato. Il carcere, secondo la nostra Costituzione, deve avere un valore rieducativo e mirare al reinserimento del reo nella società e non rappresentare una punizione fine a se stessa. Lo Stato e, in questo caso, la magistratura di sorveglianza, credo debbano restituire il cittadino Marcello Dell’Utri alla sua casa perché possa curarsi e continuare, accompagnato dall’amore della sua famiglia, il suo processo di rieducazione e risocializzazione. Solo in questo modo la giustizia darà valore al significato che la nostra Costituzione assegna alla pena. So cos’è la sofferenza del carcere e per questo prego perché la nostra giustizia, nella quale ostinatamente continuo a credere e ad affidarmi, possa rivedere la sua decisione e consentire a Dell’Utri di scontare la sua pena in detenzione a casa” – conclude Totò Cuffaro. E anche monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e vescovo delegato per il dialogo interreligioso della Conferenza episcopale siciliana, intervenendo in proposito afferma: “La grazia per Marcello Dell’Utri la si può certamente chiedere per le sue condizioni di salute, poi tocca però al Presidente della Repubblica concederla o meno. Ma negargli il calore di una famiglia, pur con tutte le garanzie di legge, nelle sue condizioni di salute, a me sembra davvero disumano. Se devo dirla tutta, io avrei voluto che anche Totò Riina potesse morire tra i suoi cari in casa, perché nessuno ci ha guadagnato nulla a farlo morire detenuto. Secondo me ci abbiamo perso in umanità. Perché la clemenza è sempre un atto di umanità e l’umanità è sempre superiore a qualsiasi ricerca di vendetta, comunque la si rivesta: di legalità o intransigenza” – conclude Mogavero, non condiviso dall’arcivescovo emerito di Palermo, il cardinale Salvatore Romeo, che replica: “Chi sono io per sostituirmi a un giudice? Le leggi si rispettano e si applicano, anche quando non ci piacciono. Credo che le procedure e le decisioni dei giudici del Tribunale di sorveglianza siano state adeguatamente documentate”.