Al momento non è cambiato nulla. Anche adesso si discute e ridiscute delle stesse ipotesi, come nei tre anni precedenti alla conclusione della legislatura Crocetta, al tempo dell’emergenza rifiuti, ogni sei mesi, quando è stato necessario prorogare di altri sei mesi lo stato di emergenza. “I rifiuti li trasportiamo fuori dalla Sicilia? In Italia? E perchè no, anche all’estero. E poi: costruiamo i termovalorizzatori. Due maxi? Uno per la Sicilia orientale e uno per l’occidentale? No, ne costruiamo 6 mini, distribuiti nel territorio”. E’ stata una manfrina tanto ributtante quanto ridicola che si è ripetuta per 36 mesi. Adesso, appena prorogata l’emergenza, scaduta il 30 novembre, il maestro non è più lo stesso ma la musica sì, e lo spartito da leggere e interpretare, a spese dei siciliani, è identico. Dunque, ricapitolando e prospettando: il ministro dell’Ambiente, Giampiero Galletti, ha concesso la proroga, non di sei ma di tre mesi. E perchè? Perchè forse il ministro, a conclusione del suo incarico, intenderebbe procedere più seriosamente, e usando toni perentori si è rivolto così al presidente della Regione, Nello Musumeci, e al suo assessore ai rifiuti, Vincenzo Figuccia: “Basta hazzeggiare (come lo pronunciano in Toscana aspirando la c). Adesso dovete decidere. Pretendo garanzie sulla costruzione degli impianti alternativi alle discariche, dai termovalorizzatori alle stazioni di compostaggio”. Morale della favola, che favola non è: Musumeci e Figuccia entro tre mesi sono obbligati a rispondere al ministro. Termovalorizzatori-inceneritori sì o no?”. E però, a prescindere dal sì o dal no a bruciare i rifiuti, l’emergenza attuale non sarebbe affatto risolta. Anzi: quasi tutte le discariche in Sicilia sono prossime all’esaurimento, tra Bellolampo Palermo, Trapani e Ragusa. E quindi riecco la manfrina: “Nel frattempo che trascorre il tempo trasportiamo i rifiuti fuori dalla Sicilia”. Così ha proposto l’assessore di turno, allo stesso modo del suo predecessore. Vincenzo Figuccia, pur essendo a conoscenza che i precedenti tentativi di esportare i rifiuti siciliani fuori Sicilia sono falliti del tutto, ha riproposto la stessa proposta, altrettanto pur essendo a conoscenza che fuori Italia i prezzi di trasporto dei rifiuti sono da brividi, circa 150 euro a tonnellata più il trasporto. E in Italia, regioni come Piemonte, Lazio e Toscana hanno già risposto no e no alle suppliche del governo Crocetta. Due conclusioni. La prima: se all’epoca dei governi Cuffaro, e anche Crocetta, si fossero progettati e costruiti i termovalorizzatori di ultima generazione, a impatto ambientale zero, adesso non saremo col cappio alla gola. La seconda: della manfrina oggi in scena si avvantaggiano solo le discariche private, favorite dallo stato di necessità e profittevoli del bisogno. E i cittadini, vessati e tartassati, impazziscono tra cestelli blu, marrone, giallo e verde. Girala come vuoi sempre Sicilia è.