Agli atti delle accuse a carico del neo deputato regionale di Sicilia Futura, Edy Tamajo, indagato per corruzione elettorale, vi sono anche delle intercettazioni registrate dalla Guardia di Finanza, e che la Procura di Palermo ha appena depositato al Tribunale del Riesame. Le Fiamme Gialle si sono imbattute nel primo eletto per numero di preferenze nel collegio di Palermo casualmente. Infatti, i militari sono stati impegnati a indagare su un gruppo di presunti contrabbandieri di Brancaccio, e da tale indagine sarebbe emersa la presunta compravendita di voti che coinvolgerebbe l’onorevole Tamajo. Lui, Edy Tamajo, non ricorre personalmente nelle conversazioni captate, ma i presunti suoi “galoppini”, che sono intercettati, cavalcherebbero per lui. Il 20 ottobre 2017, quindi 15 giorni prima del voto del 5 novembre, alle ore 20:42 Nicolina D’Alia, che è adesso tra gli indagati, telefona al fratello, anche lui attualmente indagato, Cristian D’Alia. E le parole di lei a lui sono: “Ti volevo chiedere una cosa per il fatto delle votazioni. Gliel’ho detto a Tommaso, a sua moglie, e hanno detto: noi glielo diamo il voto, problemi non ne abbiamo. Gli ho detto: vedete che siamo pagati. Ah va bene, meglio”. E lui, il fratello, raccomanda alla sorella: “Ti devi fare lasciare le tessere elettorali… si devono prendere solo il codice che poi loro verificano se hanno votato. Per il pagamento può passare assai assai una settimana, poi gli danno i 25 euro. Basta che però, tanto per dire, non si sparge la voce, perché sono cose sempre comprate, hai capito? Quanti voti? Quattro. E sono 100 euro”. Secondo il procuratore aggiunto Sergio Demontis e la sostituto Fabiola Furnari, titolari dell’inchiesta, le intercettazioni proverebbero il reato, che è contestato, di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. I difensori di Edy Tamajo, gli avvocati Giovanni Castronovo e Nino Caleca, non sono d’accordo e replicano: “L’unica cosa che emerge con assoluta certezza è che Tamajo non conosce e non ha mai avuto alcun rapporto con i soggetti indicati quali suoi correi. Dalle poche intercettazioni si desumerebbe solo una fantomatica promessa di 25 euro sbandierata, senza alcuna riservatezza, in cambio di una decina di voti, e che avrebbe dovuto essere onorata solo dopo le elezioni. Ciò appare decisamente poco credibile.
Nelle carte c’è la prova evidente che Tamajo non ha comprato alcun voto. Siamo certi che il prosieguo delle indagini confermerà l’assoluta linearità della condotta tenuta durante la competizione elettorale”. Nel frattempo, ancora al Tribunale del Riesame sono stati depositati gli interrogatori di tre componenti del nucleo familiare che sarebbe stato contattato dai presunti “galoppini” di Tamajo. La Guardia di Finanza domanda: “Nella scelta del candidato al parlamento siciliano da votare, ha ricevuto indicazioni da suo cognato?”. E il testimone risponde: “Sì, mi ha dato il volantino elettorale raffigurante Edy Tamajo, riferendomi di votare per lui. Il volantino me l’ha dato due giorni prima del voto”. “E le ha comunicato le motivazioni per votare il candidato Tamajo?”. “No, mi ha detto solo di votarlo. La mia compagna, successivamente, mi ha riferito che se avessimo votato Tamajo ci avrebbero pagato 25 euro”.