Il 14 febbraio scorso ha risposto no il Tribunale di Sorveglianza di Bologna. E adesso anche la Cassazione ha condiviso e confermato il no al beneficio della liberazione anticipata di Marcello Dell’Utri, detenuto perché sconta la condanna che gli è stata inflitta per concorso esterno all’associazione mafiosa. E secondo i giudici della Suprema Corte, Dell’Utri non ha diritto a tale beneficio per la gravità del reato commesso, perché il concorso esterno è un reato escluso dall’ottenimento di sconti di pena. Il reato del concorso esterno in associazione mafiosa non è nel codice penale ma è ricavato da due articoli. Uno è il 416 bis, che è l’associazione per delinquere di tipo mafioso. E l’altro è il 110, che è il concorso di persone in altri reati. Dunque, tramite il concorso esterno alla mafia si incrimina un soggetto che, pur non stabilmente inserito nella struttura organizzativa del sodalizio mafioso, fornisce alla stessa un contributo volontario, consapevole, concreto e specifico, che si configuri come condizione necessaria per la conservazione o il rafforzamento delle capacità operative dell’associazione mafiosa. E per tali ragioni la Cassazione ha escluso che il concorso esterno di tipo mafioso possa rientrare tra i reati per i quali l’ordinamento penitenziario consente benefici. L’ex senatore di Forza Italia è stato recluso a Parma, ed ecco perché l’istanza per la liberazione anticipata è stata presentata dai suoi difensori al Tribunale di Sorveglianza di Bologna. Poi nel maggio del 2016, per motivi di salute, Dell’Utri è stato trasferito a Roma, nel carcere Rebibbia. L’avvocato Giuseppe Di Peri, che lo assiste, commenta: “Marcello Dell’Utri soffre di una condizione di salute pesante, che non può convivere con il sistema carcerario. La battaglia per farlo uscire dal carcere non finisce qui, perché il concorso esterno è sicuramente diverso da chi invece pratica pienamente l’associazione mafiosa”. Nel frattempo, infatti, procede l’iter per la concessione degli arresti domiciliari. Lo scorso 10 maggio il medico del carcere di Rebibbia ha ritenuto, nella sua relazione, che le condizioni cliniche di Dell’Utri non siano compatibili con il regime carcerario. Di conseguenza, a luglio il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha deciso di sottoporre il carcerato a una nuova perizia medica. L’incarico è stato affidato l’8 agosto scorso, e saranno necessarie altre poche settimane per l’esito dell’esame.