A Vittoria, più di 63mila abitanti in provincia di Ragusa, l’alba del primo giorno d’autunno, 21 settembre 2017, è stata tribolata. E’ stato arrestato ai domiciliari l’ex sindaco, Giuseppe Nicosia, del Partito Democratico. E la Guardia di Finanza ha costretto alla detenzione nel proprio domicilio anche il fratello dell’ex sindaco, Fabio Nicosia, che attualmente è consigliere comunale. Ai due è contestata l’ipotesi del reato di scambio elettorale politico – mafioso in occasione delle elezioni amministrative a Vittoria nel 2016, quando è stato eletto sindaco Giovanni Moscato. Le Fiamme Gialle hanno eseguito l’ordine di arresto domiciliare firmato dalla Procura della Repubblica di Catania a carico di altri due indagati: Giovanbattista Puccio e Venerando Lauretta, che sono stati entrambi già condannati per associazione mafiosa. L’inchiesta è frutto delle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: Biagio Gravina e Rosario Avila, che hanno raccontato del presunto sostegno elettorale che il clan mafioso Dominante – Carbonaro avrebbe offerto a Giuseppe Nicosia e al fratello Fabio che, tra l’altro, fu candidato anche alle elezioni Regionali del 2012 nella lista del “Megafono” di Rosario Crocetta. Nel frattempo, un altro comune siciliano è in subbuglio: a Bagheria, in provincia di Palermo, al sindaco, Patrizio Cinque, del Movimento 5 Stelle, il Tribunale ha imposto l’obbligo di firma, nonostante la Procura di Termini Imerese ne avesse invocato l’arresto ai domiciliari. Le indagini ruotano intorno all’affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti, alla gestione del Palasport e all’abusivismo edilizio, e sono inquisite anche altre 22 persone, tra cui il vicesindaco Fabio Atanasio, l’ex commissario della Provincia di Palermo, Manlio Munafò, imprenditori e dipendenti comunali. A Patrizio Cinque sono contestate le ipotesi di reato di rivelazione di segreto d’ufficio, abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio e turbativa d’asta. Secondo gli inquirenti diversi illeciti graverebbero sull’affidamento della gestione del Palasport, per il quale vi sarebbe stato un “accordo collusivo” tra sindaco e affidatario, e sull’assegnazione dell’appalto della nettezza urbana, 3 milioni di euro per 6 mesi. E, in proposito, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Termini, Michele Guarnotta, scrive che è stata adottata “una procedura totalmente informale, tra anomalie, irregolarità e illegittimità procedurali”. Ancora tra i capi di imputazione a carico del sindaco Cinque vi è l’avere tramato, con la complicità di un ispettore della Polizia Municipale, per la difesa della casa abusiva della sorella di lui e del cognato.