In Sicilia il primo partito, al momento, è l’astensionismo. Infatti, secondo un’analisi dell’Istituto Demopolis a 4 mesi dal voto del 5 novembre per l’elezione del presidente della Regione e dell’Assemblea regionale, se si votasse oggi, oltre 2 milioni e mezzo di cittadini non si recherebbero alle urne. Dunque, su 4 milioni e 600 mila elettori, voterebbero circa 2 milioni di siciliani, quindi molto meno della metà degli aventi diritto. E il direttore di Demopolis, Pietro Vento, commenta: “Si avverte come molto compromessa la fiducia dei cittadini nei partiti e nelle istituzioni regionali. Una larga maggioranza dei siciliani appare convinta che la politica, anche per assenza o cattiva gestione delle risorse, non sia più in grado, oggi, di incidere sulla vita reale delle famiglie e sulle prospettive delle nuove generazioni”. E le parole di Pietro Vento non sono parole al vento. Infatti, ancora secondo il barometro politico di Demopolis, la fiducia nei partiti ha raggiunto il suo minimo storico ed è crollata al 4%. E sono 16 punti in meno rispetto a 10 anni addietro. E ciò perché si paga il prezzo della crisi perdurante nel corso degli anni, che incide sulla condizione economica delle famiglie: il 53% dei siciliani la ritiene peggiorata rispetto al 2012, e il 42% invece non avverte, più o meno, cambiamenti. E ancora Vento commenta: “Le percezioni dell’opinione pubblica siciliana coincidono pienamente con la realtà e con i dati economici, che sono attenuati solo in parte da una solidarietà intergenerazionale che si conferma molto più forte rispetto ad altre aree del Paese”. Poi, le politiche della Regione per lo sviluppo e il lavoro: l’85% le valuta negativamente, e in tale contesto matura e si consolida l’astensione. E il direttore di Demopolis nel dettaglio spiega: “In base alla proiezione odierna, con un’astensione al 55%, considerate le schede bianche e nulle, si avrebbero oggi alle Regionali appena 1 milione e 900 mila voti validi. In uno scenario con tre o quattro competitor, il prossimo Presidente della Regione potrebbe essere eletto con 600/700 mila voti che, di fatto, sono gli aventi diritto al voto di una sola provincia come Messina, o poco più della metà degli elettori chiamati alle urne in provincia di Palermo”- conclude Vento. L’indagine è stata condotta dall’1 al 4 luglio 2017, su un campione stratificato di 1.000 intervistati.