Il prossimo 3 ottobre, innanzi ai giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Palermo, risponderanno presente all’appello i 14 imputati nell’ambito dell’inchiesta, frutto di un esposto anonimo, sulle firme ricopiate, commettendo il reato di falso, e la violazione della legge elettorale in materia, in occasione della presentazione della lista del Movimento 5 Stelle a Palermo alle Amministrative del 2012. I 5 Stelle si sarebbero accorti di un errore di compilazione delle firme raccolte per presentare la lista, e avrebbero deciso di sanare il vizio di forma, che avrebbe reso nulle le firme e quindi la lista, ricopiandole. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Nicola Aiello, li ha rinviati a giudizio ordinario, perché nessuno ha scelto di essere giudicato in abbreviato. Peraltro, l’anno prossimo, 2018, saranno trascorsi 6 anni dal compimento del presunto reato, e incombe la prescrizione. Tra i 14 imputati vi sono 3 deputati nazionali, 2 regionali e un cancelliere del Tribunale. Tra i 3 nazionali vi è Riccardo Nuti, che nel 2012 è stato candidato sindaco a Palermo, e al quale si contesta non di avere commesso materialmente il falso delle firme ricopiate, perché non vi è la prova, ma di avere beneficiato dello stesso falso per sostenere la propria candidatura a sindaco. E gli altri nazionali sono le parlamentari Giulia Di Vita e Claudia Mannino. Nel dettaglio, il falso materiale della ricopiatura delle firme è contestato a 11 imputati, che sono Samanta Busalacchi, che fu candidata al Consiglio comunale a Palermo nel 2012, i deputati nazionali e regionali Giorgio Ciaccio, Claudia La Rocca, Giulia Di Vita e Claudia Mannino, gli attivisti Alice Pantaleone, Stefano Paradiso, Riccardo Ricciardi, Pietro Salvino, Tony Ferrara, e Giuseppe Ippolito. Poi, al cancelliere del Tribunale di Palermo, Giovanni Scarpello, i giudici contestano di avere dichiarato il falso affermando che le firme sono state apposte in sua presenza quando invece gli sarebbero state consegnate dai 5 Stelle. E dello stesso reato risponde, in concorso con Scarpello, l’avvocato Francesco Menallo, che ha consegnato materialmente le firme al cancelliere Scarpello. Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio hanno collaborato con i magistrati raccontando ciò che sarebbe accaduto la notte del 4 aprile del 2012, nella sede dei 5 Stelle, in via Sampolo, quando le firme sarebbero state ricopiate per rimediare agli errori. E lo stesso Giorgio Ciaccio, a seguito del rinvio a giudizio, ha annunciato le dimissioni da deputato regionale, e su Facebook ha scritto: “Stop. Il mio cammino all’interno delle istituzioni finisce qui. Continuerò a sposare, come prima e più di prima, la causa del Movimento 5 Stelle e della Sicilia, ma fuori dal Parlamento”.