Il primo ad applicare concretamente il “modello Palermo” che ha favorito la vittoria di Leoluca Orlando a Palermo è lo stesso Leoluca Orlando. Il professore annuncia la presentazione della “Lista dei territori” alle prossime elezioni Regionali del 5 novembre. E il sindaco della Capitale Italiana della Cultura 2018 ha già tracciato i confini “entro cui sì, e fuori no”. Si tratta di una regolamentazione rigida: è la misura esatta del piede su cui il centrosinistra dovrà confezionare la scarpa, severamente su misura. E sulla tavola dei comandamenti di Orlando è scritto innanzitutto: stop al “potere politico di Confindustria”, e poi stop, con una inversione di marcia a u, al governo Crocetta che Leoluca Orlando ritiene da due anni concluso. E poi, ancora più in particolare, l’avvocato Orlando spiega così la “Lista dei territori”: “No ad atteggiamenti e pratiche ‘annacatorie’, da calamità istituzionale. Bisogna ripartire dai territori, con il ‘civismo politico’, alternativo a movimenti tanto ribelli quanto inconcludenti e incapaci di amministrare. No alle alchimie politichesi, sì ai problemi reali da affrontare, come ogni giorno nei territori affrontano amministratori e sindaci. Stop al soffocante e improprio ruolo politico di governo da parte di un mondo cosiddetto confindustriale siciliano che si ostina a voler comandare, certamente impropriamente e troppo spesso illegalmente, e che è stato sconfitto anche alle scorse Amministrative a Palermo. E’ da mitigare la speciale autonomia siciliana, non essendo più tollerabili arbitrii gestionali, inconcludenze amministrative e confusioni legislative, come nei settori acqua, rifiuti, precariato e formazione professionale. In sintesi, milioni di siciliani non possono essere esclusi, e sono stati sin qui esclusi, dalla comunità nazionale ed europea e dai loro processi di riforma e flussi finanziari, a causa di uno Statuto speciale divenuto alibi per inattività ed inadeguatezze, oltre che privilegio e fonte di rendita parassitaria per pochi ed isolamento e mortificazione per tutti gli altri. Dunque, la pubblicità della gestione dell’acqua considerato diritto inalienabile e non mercificabile da parte di intrallazzisti, a volte mascherati da gruppi finanziari anche multinazionali. Dunque, un ciclo dei rifiuti basato su un Piano regionale con impiantistica pubblica adeguata, che sottragga l’intero sistema a logiche ricattatorie e parassitarie di alcune realtà private oligopoliste e a volte, per vasti territori, anche monopoliste. Dunque, cultura e pratica dell’innovazione, del rispetto ambientale e dell’accoglienza secondo il diritto internazionale della mobilità. Quindi la “Lista dei territori” nasce dai territori mortificati in questi anni e si sviluppa attorno ad un programma chiaro, privo di ambiguità e pretestuosi rinvii” – ricapitolando e concludendo.