Il 16 marzo del 2013 il Tribunale di Palermo ha assolto, “perchè il fatto non costituisce reato”,il generale dei carabinieri Mario Mori e il colonnello Mauro Obinu, imputati di favoreggiamento alla mafia. Mori e Obinu, nonostante la soffiata di un collaboratore, Luigi Ilardo, non avrebbero ordinato il blitz che il 31 ottobre del 1995 avrebbe forse consentito la cattura di Bernardo Provenzano nelle campagne di Mezzojuso, in provincia di Palermo. E ciò al fine di proteggere la latitanza di Provenzano nel contesto della presunta trattativa instaurata tra alcune Istituzioni dello Stato e Cosa nostra. Poi il 19 maggio del 2016 la Corte d’Appello di Palermo ha confermato l’assoluzione di Mario Mori e di Mauro Obinu, attualmente in servizio all’Aisi, l’ Agenzia informazioni e sicurezza interna dello Stato. Anche i giudici di secondo grado non hanno creduto alla ricostruzione accusatoria di un altro ufficiale dell’ Arma, il colonnello Michele Riccio, che all’ epoca ha gestito le prime confidenze di Luigi Ilardo, e che ha sempre sostenuto che, se vi fosse stata l’irruzione, allora Provenzano sarebbe stato arrestato a Mezzojuso, 11 anni prima che poi nel 2006. Adesso la Cassazione ha ritenuto non ammissibile il ricorso della Procura Generale e ha assolto definitivamente Mori e Obinu. E lo stesso Mori commenta: “Sono soddisfatto, certo, ma devo dire che, avendo la coscienza a posto, sono sempre stato molto tranquillo”. E il difensore, l’avvocato Basilio Milio, commenta: “Si realizza in primo luogo una vittoria delle istituzioni, poi quella di due uomini che hanno sempre servito fedelmente questo Paese ed hanno dato, con il loro comportamento processuale e con la rinuncia alla prescrizione, l’ennesima prova di tale loro correttezza, attaccamento allo Stato e fiducia nella giustizia. Questa sentenza rappresenta anche la sconfitta di teorie e teoremi”.