Il presidente del Senato ed ex procuratore nazionale antimafia, oltre che già procuratore a Palermo, Piero Grasso, interviene a seguito di quanto espresso dalla Cassazione nel merito delle istanze di scarcerazione di Riina per motivi di salute. Piero Grasso afferma: “Mi sono trattenuto dall’intervenire sul tema perché ho delle ragioni personali con Riina: lui aveva progettato un attentato nei miei confronti. Dopo Falcone e Borsellino, e accantonati gli attentati contro i politici, Riina aveva detto a Brusca: ‘Ci vorrebbe un altro colpettino’ per riavviare una trattativa che probabilmente languiva e quel ‘colpettino’ ero io. Poi, per l’arresto di Riina, per il sistema di sicurezza di una banca vicina alla mia abitazione che avrebbe potuto interferire sull’elettronica dei telecomandi, e per il cambio di strategia che si spostò dagli attentati alle persone ai monumenti, l’attentato contro di me non ci fu. E nel corso delle indagini uscì fuori anche che era stato progettato il sequestro di mio figlio. Se ne sarebbe dovuto occupare Brusca e un altro esponente della mafia locale. Secondo le nostre leggi e secondo la Costituzione la carcerazione deve essere dignitosa. E io ritengo che siano adottate tutte le misure idonee per poter rendere dignitosa la carcerazione di Riina. Naturalmente questo deve essere dimostrato ai giudici che dovranno decidere, in modo tale che si possa garantire ancora il 41 bis. Non dobbiamo dimenticare che Riina è ancora il capo di Cosa Nostra. La legge può dare la possibilità di interrompere il regime del 41 bis collaborando. Quindi Riina potrebbe ottenere la cessazione delle misure facendoci sapere chi erano queste persone importanti che lo hanno contattato prima di fare delle stragi.”