Il 14 settembre del 2016 la Cassazione ha annullato con rinvio ad altro giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catania la sentenza di “non luogo a procedere” emessa il 21 dicembre del 2015 dalla giudice delle udienze preliminari Gaetana Bernabò Distefano a favore dell’editore de “La Sicilia” Mario Ciancio Sanfilippo, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Contro il proscioglimento di Ciancio hanno presentato ricorso la Procura di Catania e i due fratelli del commissario di polizia, Beppe Montana, ucciso dalla mafia, Dario e Gerlando. Pertanto si è svolto un secondo procedimento innanzi alla Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catania, Loredana Pezzino, che, adesso, ha rinviato a giudizio Ciancio, iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno alla mafia dal novembre del 2010, sulla base di alcuni episodi che iniziano negli anni ’70 e si protraggono nel tempo fino ad anni recenti, con la presunta partecipazione ad iniziative imprenditoriali nelle quali risulterebbero coinvolti interessi riconducibili all’organizzazione Cosa Nostra. Lui, Ciancio, ritenuto il più potente editore del sud Italia, commenta così il rinvio a giudizio: “E’ un rinvio a giudizio che non mi stupisce. La mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati è nelle indagini dei carabinieri del Ros. Sarebbe bastato leggerle per decidere diversamente. Non posso però fare a meno di dire che provoca in me un moto di indignazione il fatto che una ricostruzione fantasiosa e ricca di errori e di equivoci, che ha deformato 50 anni della mia storia umana, professionale e imprenditoriale, alterando fatti, circostanze ed episodi, sostituendo la verità con il sospetto, sia stata adottata quale impermeabile capo di accusa per attivare un processo contro di me. Ho sempre piena fiducia nell’operato della magistratura e non ho dubbi che sarò assolto da ogni addebito. Sono pronto a difendermi con determinazione, continuerò serenamente a lavorare mentre i miei legali riproporranno con pazienza tutte le innumerevoli argomentazioni a sostegno della mia innocenza. Anche se i tempi si dilateranno riuscirò a dimostrare chiaramente il grave errore consumato con questo rinvio a giudizio”.