La riforma dell’acqua pubblica votata dall’Assemblea Regionale Siciliana nel 2015 è stata bocciata dalla Corte costituzionale che l’ ha dichiarata incostituzionale, facendo così decadere tutti gli effetti della norma a cominciare dai paletti che venivano imposti ai privati per gestire il servizio, con tariffe alle stelle che gravano sulle tasche dei cittadini.
Ma non solo, viene bocciata pure la norma che prevede che gli acquedotti, le reti fognarie, gli impianti di depurazione e tutte le infrastrutture del Servizio idrico possano rimanere di proprietà degli enti locali, così come quella che consentiva la gestione diretta del servizio da parte dei Comuni, anche in forma associata, e tramite la costituzione di “sub-ambiti” all’interno dell’Ato idrico.
E se da una parte l’assessore alle Acque, Vania Contrafatto, aveva criticato la norma fin dalla sua fase di approvazione ritenendo che violasse alcune regole nazionali e comunitari, dall’altro lato, il deputato regionale e sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto, che aveva spinto molto per la riforma, continua a ribadire che la gestione dell’acqua deve rimanere pubblica e afferma: “La sentenza della Corte Costituzionale che ha sostanzialmente cassato gli articoli che riguardano la gestione del servizio idrico in Sicilia e il modello tariffario, azzera il referendum al quale hanno votato 27 milioni di italiani e calpesta l’Autonomia siciliana e le prerogative statutarie. E’ evidente che la grande lobby dell’acqua non pensi che sia una partita chiusa. Chi oggi festeggia questa sentenza dovrebbe ricordare che nel 2004 fu stipulata una convezione di 40 anni con una società per la gestione di risorse idriche, strutture e dighe pagate dai contribuenti siciliani. Credo che questa vicenda metta in discussione anche i rapporti fra il Partito Democratico, il governo regionale che non si è costituito di fronte ai giudici della Corte e che non ha applicato la legge in questi due anni, e il governo nazionale che ha impugnato la legge”.
E a seguito del pronunciamento della Corte Costituzionale, anche l’avvocato Gaetano Armao, ex assessore regionale, attacca l’Assemblea Regionale e afferma: “Altra figuraccia del governo Crocetta. Siamo in preda ad un delirio dove politici senza scrupoli o pivelli senza conoscenze legiferano su tutto danneggiando i siciliani. Occorre istituire subito un organismo indipendente che impedisca questo scempio dell’Autonomia, indicando sin da subito le norme che non possono essere votate per palese incostituzionalità”.