In Sicilia la riforma delle Province è stata ed è ancora una farsa, ossia un “comportamento privo di serietà, una buffonata”, e che, perdurando nel tempo, ha assunto i contorni della farsa intesa nel genere teatrale, ossia con marcato carattere comico e grossolano. Le elezioni degli organi costitutivi sono state rinviate in modo farsesco tante volte che non si contano più, e gli andirivieni altrettanto farseschi dei Commissari dalla Regione alle Province testimoniano che in Sicilia l’accanimento terapeutico per la sopravvivenza di tali enti intermedi, al contrario del resto d’Italia, ha sortito effetti disastrosi, peraltro facilmente prevedibili, e con l’aggravante che si osserva e non si pone rimedio, condannando le Provincie siciliane ad un commissariamento perenne e dannoso. La Corte dei Conti ha appena scritto nero su bianco 71 pagine che non concedono margini di assoluzione all’iniziativa del presidente della Regione, Rosario Crocetta, che 4 anni addietro annunciò trionfalmente : “Siamo stati i primi in Italia ad abolire le Province”. Ma quando mai: sono ancora in vita, ma è uno stato pressoché vegetativo, “perché – spiegano i giudici contabili – i fondi trasferiti dallo Stato non sono sufficienti, e non si è in grado di garantire i servizi di competenza, come la manutenzione di scuole e strade, e l’assistenza agli studenti disabili”, che sono coloro che maggiormente hanno subito le conseguenze della riforma farsa. E all’ex Provincia di Siracusa si arranca anche a pagare gli stipendi ai dipendenti. E a proposito del personale la Corte dei Conti rileva che “la mancata ricollocazione del personale in esubero, altrove portata a termine con successo, fa aumentare i livelli di spesa degli enti di area e rischia di rinvenire nei già avviati processi di stabilizzazione del personale precario dei comuni un ulteriore ostacolo attuativo.” A fronte di tale lacerante centro di gravità permanente non è cambiato nulla, solo meno soldi, più difficoltà e disservizi, e commissari sull’orlo di una crisi di nervi. Non a caso l’ex commissario ad Agrigento, l’avvocato Roberto Barberi, ha scritto più volte ai sindaci agrigentini pregandoli di non insistere più di tanto sulle condizioni decrepite delle strade provinciali perché mancano i soldi anche per la manutenzione ordinaria.