La Cassazione ha rigettato il ricorso della Procura della Repubblica di Agrigento e ha confermato il pronunciamento del Tribunale del Riesame di Palermo, presieduto da Antonella Consiglio, che lo scorso 28 novembre 2016 ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare e ha disposto la scarcerazione dell’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone, arrestato il 12 novembre per presunta estorsione. La Cassazione ha ritenuto, come il Riesame, carenti gli indizi di colpevolezza, confermando le motivazioni addotte dallo stesso Riesame secondo cui: “Le qualificate modalità di esecuzione della condotta in contestazione (quindi l’estorsione), ad avviso del Tribunale non consentono di ritenere il quadro indiziario neanche del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Una condotta di transazione veicolata tra 5 avvocati e una richiesta di denaro avanzata e soddisfatta con assegni circolari, peraltro posta in essere da un avvocato penalista, non appare certo univocamente sintomatica del dolo richiesto dalla norma, non solo quella di cui all’articolo 69 del codice penale, ma anche quella di cui all’articolo 393 del codice penale sull’ esercizio arbitrario delle proprie ragioni.” E i giudici inoltre ritengono che i giudici indaganti e decidenti abbiano ignorato totalmente la norma del Codice civile che disciplina la transazione e che prevede la transazione anche per prevenire liti o contenziosi ed evitare che arrivino avanti ad un Tribunale. L’avvocato Arnone commenta: “Manifesto fraterna gratitudine per gli sforzi dei miei difensori, in primis Arnaldo Faro, vigorosamente e assai incisivamente presente in Cassazione, nonché per gli avvocati Daniela Principato e Carmelita Danile, che pure si sono spesi senza risparmio nelle fasi precedenti,anche quando sono stato in una cella carceraria.”